La mimosa è una pianta delicata, ma resistente che fiorisce i primi di marzo come ad anticipare la primavera. La mimosa è diventata il fiore simbolo delle donne sin dai primi del Novecento, sin da quando le donne decisero di rivendicare i propri diritti e si decise che l’8 marzo sarebbe stata la giornata internazionale dedicata a loro. Un fiore per raccontare l’infinita bellezza, la grazia, la delicatezza, la resilienza, la forza e la luce.
Lo spettacolo realizzato all’interno del Teatro Sanzio di Urbino nasce dalla voglia di raccontare le donne. Un solo grappolo di Mimosa con tanti fiori tutto intorno, ogni fiore una storia, una Donna. Storie, frammenti, racconti, voci, specchi di una e di tutte le Donne.
Donne fragili, fortissime, violate, innamorate, comiche.
In scena due donne, Giulia Bellucci e Tecla Benedetto, che rispettivamente con l’arte del racconto e con la musica, navigheranno verso gli universi del Femminile, perdendosi e ritrovandosi tra pensieri e suoni Con i piedi rotti e lo stinco dolorante balleremo un roboante Valzer uscito dalla penna di Doroty Parker nel 1933, o ascolteremo di divorzi con la dissacrante Nora Ephorn, passando per l’amore assoluto e struggente di una disperata Arianna in cerca del filo dei suoi anni e di un Teseo che non si trova, in quello che è l’unico testo scelto scritto da un uomo, Antonio Tabucchi. Sul finale anche un doveroso accenno a tutte le donne che vengono violate e che devono affrontare violenze di ogni genere, con il racconto autobiografico di Franca Rame sullo stupro, e subito di contrappunto le parole di Mariangela Gualtieri che ci ricordano l’amore e la gentilezza.
Il tutto, contornato dalla musica, che è in costante dialogo con le parole. L’esecuzione si apre con il valzer in la minore di Chopin. Seguono quattro componimenti tratti dalle celebri suite per violoncello solo di Bach: Preludio IV suite, Sarabanda II suite, Preludio II suite e Preludio I suite. La loro scelta non è casuale perché dei recenti studi sostengono che la paternità di tali opere non sia solo del compositore tedesco, ma anche, e soprattutto, di sua moglie, Anna Magdalena Bach.
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