San Severino, “I lupi nel Sanseverinate”: il nuovo saggio di Raoul Paciaroni

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SAN SEVERINO MARCHE – “I lupi nel Sanseverinate” è il titolo del nuovo saggio che lo storico settempedano Raoul Paciaroni ha dato alle stampe per una collana, a cura del Comune di San Severino Marche, che conta già ben trentasette titoli.
La pubblicazione è una vera e propria indagine sulla presenza storica del lupo in un territorio che ha un’estensione di quasi 20mila ettari e che è il più ampio della provincia di Macerata e il quarto, dopo Cagli, Urbino e Fabriano, di tutta la regione Marche.
La ricerca è stata condotta in due direzioni: lo spoglio bibliografico della letteratura locale e la consultazione delle fonti d’archivio. I risultati raccolti consentono di portare un contributo non trascurabile alla storia di una specie animale che vanta un legame molto forte col genere umano alimentando spesso paure, a volte irrazionali e a volte no.
La curiosità ha portato Raoul Paciaroni – sottolinea nella presentazione al saggio il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei – a spulciare manoscritti e documenti. In questa pubblicazione l’autore espone i risultati di uno studio che schiude inediti scorci di vita riproponendo l’importanza degli archivi come fonte primaria di conoscenza del nostro passato”.
Nel vasto e variegato territorio Sanseverinate la presenza dei lupi ha lasciato diverse tracce nei documenti degli archivi, delle biblioteche e, specialmente, nei nomi di luoghi. E non poteva essere altrimenti vista la naturale e generale diffusione di questi e di altri animali selvatici, soprattutto nella parte più montuosa delle campagne dove i lupi vennero cacciati dall’uomo fin dalle epoche più remote.
In località Pitino, nel lontano 1972, venne ritrovata forse la più antica raffigurazione di lupi che si conosca nelle Marche: un grande disco di lamina bronzea decorata a sbalzo, forse coperchio di un lebete, con al centro una singolarissima impugnatura formata da un elemento tronco conico desinente a testa umana tra quattro protomi oblique di lupo. I quattro guerrieri sembrano eseguire una danza rituale intorno al totem con teste di lupo e tutta la decorazione ha un grande significato culturale.
La nuova ricerca di Paciaroni, l’ennesima dedicata a un territorio che l’autore conosce più di chiunque altro, interessa i secoli che vanno dal XIV al XX. Un’appendice a parte è poi dedicata alla toponomastica. Quella locale settempedana ci ha tramandato precisi e chiari riferimenti proprio ai lupi: Acqua Lupina, Bocca di Lupo, Caccialupo, Campo del Lupo, Colle Lupo, Fonte dei Lupi, Fonte Lupara, Fossa del Lupo, Lopara o Lopaia, Luparello, Lupi Grossi, Petto di Lupo, Pian dei Lupi, Sasso del Lupo, Servetta del Lupo, Valle Lopara, Vallupa, Val Lupone e tanti altri.
Nel 1929 il geografo Ettore Ricci così scriveva in un volume dedicato alle Marche: “Il lupo è scomparso dal territorio montano di San Severino, così boscoso e selvaggio, da oltre quarant’anni”. In realtà il lupo non era e non è mai scomparso.