Cosa vi ha ispirato nella scelta di questo secondo titolo? Qual è il messaggio che volete comunicare?
Il titolo sottolinea la nostra simbiosi musicale che grazie ai tanti concerti e percorsi musicali condivisi è diventata tale che ad ogni performance riusciamo a veicolare la nostra volontà musicale in un pensiero unico, quasi come se potessimo condividere i nostri pensieri e sensazioni. Ciò che vogliamo comunicare non sono altro che delle chiavi per potere accedere a stati emozionali superiori.
La vostra musica si caratterizza per l’arrangiamento e rielaborazione di brani già esistenti così come di vostre composizioni native che miscelano ritmi di varia provenienza geografica, dalla musica brasiliana, unendo radici di musica classica, riferimenti al jazz o alla pop ballad. Da dove deriva questa verticalità e mescolanza di musiche così diverse tra loro?
Ognuno è il risultato delle proprie esperienze, chi ha girato il mondo vi parlerà del mondo e non di una singola nazione. Noi abbiamo avuto esperienze diverse: io personalmente ho approfondito gli studi classici, gli autori del ‘900 che si sono fortemente ispirati all’elemento etnico. Marco Di Meo stesso ha affrontato gli studi classici anche se poi si è dedicato e tuttora si dedica alla musica jazz. Entrambi abbiamo forti radici nella musica rock. La nostra attività di insegnanti ci ha sempre spinto e ci spinge tuttora alla ricerca musicale e alla conoscenza dei vari stili. In sintesi diciamo che quando suoniamo queste diverse “anime” non possono che inevitabilmente emergere.
Si, gli inediti sono la nostra strada. Siamo fortemente convinti che è soprattutto così che un artista possa essere “utile agli altri” e possa esprimere e condividere al meglio ciò che ha. Negli inediti possiamo far fluire liberamente le nostre idee musicali e la nostra cifra musicale.
Avete un forte elemento di condivisione: siete entrambi chitarristi di grande maestria se pur con un’età e un’anima diversa. Cosa significa per voi suonare e fare musica?
Per fortuna veniamo comunque entrambi da un periodo storico nel quale ciò che era la voglia di affermare la propria musica, le proprie idee, la propria passione, la dedizione totale e la ricerca sonora era veramente un bisogno. Suonare per noi è semplicemente essere noi stessi, non riusciremmo mai a stare fuori dal contesto musicale si romperebbe il nostro equilibrio interno. Fare musica per noi è fare parte di questo mondo.
Quali sono i desideri immersi nelle note di “Telepathy” e qual è stato lo scenario, il sottofondo, la situazione o le situazioni topiche che hanno suggellato questo nuovo lavoro?
I brani di questo secondo album sono per noi delle istantanee che fissano dei momenti e delle circostanze importanti, dei veri e propri sentimenti, come un album di fotografie dove con una foto si fissa un momento per sempre.
Qual è il messaggio sociale che volete veicolare con “Telepathy”?
Il messaggio sociale è che siamo tutti cittadini del mondo e possiamo solo condividere idee e non possedere nessuna verità.
Vantate una intensa attività live in Francia e in Italia, la partecipazione nel 2015 a importanti Festival musicali, collaborazioni e live con Fabrizio Bosso, Elio (Elio e le Storie Tese), Rai Radio3 e tanti altri. Quali sono i progetti futuri?
A parte quello di suonare, suonare, suonare (sorridono entusiasti)… sicuramente nel futuro cercheremo di realizzare una collaborazione con un’orchestra sinfonica per avere a disposizione non più soltanto un pensiero orchestrale ma finalmente un’orchestra vera.
Monica Baldini
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