Fondatore di gruppi storici del rock italiano degli anni ‘80 e ‘90 fra cui CCCP, C.S.I. e P.G.R., Giovanni Lindo Ferretti incontra il pubblico camerte in questo intenso recital, accompagnato dal violino di Ezio Bonicelli, dove le parole, dense di storia lunga secoli, sono recitate, salmodiate e cantate. Una riflessione personale sulla vita, sull’Appennino, sulla montagna, sulla sua gente, su un’Italia appenninica – la nostra – che sta frantumando tra polvere e macerie il suo patrimonio storico e culturale e sta disperdendo le sue genti. Ma che ai borghi e ai paesi ha indissolubilmente legato la propria esistenza. Anche nella fatica quotidiana.
«Sono le persone ad essere essenziali – scrive Ferretti – tutto il resto si ricostruisce. Per quel che si può, come si riesce. Sul mio ritorno a casa sui monti ho ridisegnato la mia quotidianità, il mio sguardo sulle cose, il mio operare privato e pubblico. Qui, sull’Appennino settentrionale, tutto come sempre. Stabile. Quando penso male: si sta tra il moribondo e un trapasso già avvenuto ma non comunicato. Quando penso bene penso il rispetto per i morti e la gioia di guardare i bimbi crescere. Qui nemmeno l’eco di un tremolio, in superficie. Dentro, nel cuore nell’anima, l’eco si fa strada e si diffonde contagioso tra il non volerci pensare e la speranza di farla franca. Abitiamo una linea di frontiera del tempo che era lo spazio di una civiltà.
È la nostra piccola patria. Facciamo argine all’abbandono puntellando qua e là le esigenze dell’abitare inventando economie marginali, di sussistenza. Sopravvivere è già un risultato dignitoso, non scontato. Ci gratifica il paesaggio: la combinazione di geografia e di storia, una ricchezza culturale ed artistica che non ha eguali. Anche dove non c’è niente da vedere, da visitare, se ne percepisce la presenza. È un legame che non si crea di propria volontà, la volontà poi serve ma non basta. È un legame che ci possiede e si scopre, riscopre, si accetta – languida catena, generazione su generazione – qualcosa di indefinibile ma concreto nel sentire e materico nel fare che non vuole e non può essere ridotto alla custodia di un museo a cielo aperto. Almeno non ancora».
INFO E BIGLIETTI
Informazioni e prenotazioni al tel. 320/4346883, Ufficio Cultura Comune di Camerino via Le Mosse, 19 tel. 0737/632440 cultura@camerino.sinp.net, AMAT 071/2072439 amatmarche.net e Call Center dello spettacolo delle Marche tel. 071/2133600. Prevendite nelle biglietterie del circuito AMAT/Vivaticket, on line vivaticket.it.
Biglietti di posto unico numerato a 5 euro, in vendita alla biglietteria dell’Auditorium aperta il giorno precedente lo spettacolo dalle 17 alle 19 e il giorno di spettacolo dalle ore 18 in poi.
Foto di Marcello D’Andrea
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