Fabriano, oggi va in scena Glauco Mauri in ‘Minetti. Ritratto di un artista da vecchio’

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Al Teatro Gentile, al termine di una residenza di riallestimento, lo spettacolo di Thomas Bernhard, diretto da Andrea Baracco

FABRIANO (AN) – Oggi, domenica 21 gennaio 2024, alle ore 17.00, al Teatro Gentile di Fabriano andrà in scena ‘Minetti. Ritratto di un artista da vecchio’ di Thomas Bernhard con Glauco Mauri.Lo spettacolo rientra nella nuova stagione 2023/24 nata dalla rinnovata collaborazione tra il Comune di Fabriano e l’AMAT e realizzata con il contributo della Regione Marche e del MiC. Nove spettacoli, di cui uno fuori abbonamento, e  tre residenze di riallestimento e allestimento con una prima nazionale.

Glauco Mauri dà corpo e voce a Bernhard Minetti, grande attore tedesco del secolo scorso, scopritore del teatro tragicomico e crudele di Thomas Bernhard e interprete di molti dei suoi testi, a cui l’autore ha dedicato la commedia con il suo nome e sottotitolata Ritratto di un artista da vecchio. Vita immaginaria di un guitto ormai vecchio e disilluso che mentre aspetta nella notte di capodanno, in una anonima hall d’albergo di portare in scena per l’ultima volta Re Lear, si abbandona ai ricordi, riflette sulla propria vita, sul suo mestiere d’attore, sugli intriganti meccanismi del teatro, odia la letteratura classica e lancia giudizi spietati su una società sempre più confusa e su un teatro sempre più privo di senso.

In scena con Glauco Mauri ci saranno gli attori Stefania Micheli, Federico Brugnone, Danilo Capezzani, Francesca Trianni, Pietro Bovi e Giuliano Bruzzese.

Lo spettacolo, che giunge al termine di una residenza di riallestimento al Gentile, si avvale delle scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, le musiche di Giacomo Vezzani e Vanja Sturno, le luci di Umile Vainieri.

Tutte le volte che ho letto un romanzo, un racconto, un testo di teatro, o anche soltanto osservato una sua foto, con quella sua figura slanciata e fasciata in un abito nero, Thomas Bernhard, mi ha dato sempre la sensazione di essere qualcuno da cui è meglio stare alla larga. Bernhard è di pessimo umore, mi ritrovo a pensare, è un osso duro, e non fa nulla per nasconderlo. La sua prosa non permette al lettore di “bluffare”. Con altri autori ti puoi distrarre tanto poi recuperi, con Bernhard non lo puoi fare, se l’attenzione ti salta, se per un attimo la pigrizia prende il sopravvento, lui ti volta le spalle e basta. Quello che c’è di sensazionale nella sua scrittura è che i suoi personaggi, non sembrano affatto allontanarsi da questo, anzi sembrano essere l’incarnazione della sensazione di cui dicevo sopra. Tra i più iconici nella drammaturgia della seconda metà del ‘900, non fanno assolutamente nulla per essere amati: il loro prepotente flusso verbale non lascia spazio al dialogo; la vocazione distruttiva nei confronti di ogni cosa o persona li circondi, non può che produrre una feroce e agognata solitudine. In poche parole, non sembra per loro esserci risarcimento possibile davanti alla beffa dell’esistenza. La scena su cui si aprono le pagine o si levano i sipari di Bernhard è quella del day after: l’esplosione è già avvenuta, è ormai lontana: il mondo, intatto solo in apparenza, è scardinato in profondità: follia, gelo, malattia e devastazione; ruota come impazzito seguendo un’orbita indecifrabile e assurda. Il superstite, con facoltà di parola, si pone di fronte a questo caos, a questo perturbamento: tenta di decifrarlo, di contrapporglisi, persegue questo scopo con folle determinazione, pur essendo conscio che porterà soltanto alla dissoluzione fisica e mentale. L’unica possibilità di sopravvivenza sembra essere allora la ricerca della perfezione in campi che fino a poco tempo fa erano il luogo della bellezza, del senso; il teatro, la musica, la letteratura, la filosofia. Ed ecco allora il grande attore Minetti in attesa di recitare per l’ultima, sublime volta, il suo memorabile Lear. Andrea Baracco