Giunta alla 34a edizione, si tiene all’insegna del rilancio post sisma e dell’Anno internazionale del cibo italiano. Nei tre giorni sono previsti dieci convegni, organizzati in collaborazione con le principali realtà agroalimentari delle Marche, con Anabic (Associazione nazional allevatori bovini italiani da carne) e Regione Marche.
“Quello dell’agricoltura è un settore fortemente innovativo e quello marchigiano lo è in modo particolare – ha evidenziato Ceriscioli – Riesce a coniugare una grande tradizione con un grande sguardo al futuro. Sia nelle produzioni vitivinicole che sono cresciute negli anni, sia in tutte le altre, con particolare riguardo a quelle biologiche dove le Marche vantano aziende leader a livello nazionale, per questa visione più avanzata e innovativa del settore primario”.
La Raci, ha continuato il presidente, “rappresenta un momento importante di questo percorso di crescita, perché unisce efficacemente la tradizione con l’innovazione, tra l’altro in una fase estremamente significativa per l’agricoltura regionale in quanto ai fondi europei ordinari si sono aggiunti 200 milioni del sisma, in gran parte assegnati attraverso i bandi subito emanati. Altro dato interessante, evidente anche alla Raci, sono i tantissimi giovani che hanno intrapreso l’attività agricola, chiaro segno di una vitalità che consentirà al nostro comparto agricole di crescere ancora”.
Il sindaco di Macerata, Romano Carancini, ha sottolineato come “nei momenti difficili ci si ritrova, in famiglia, attorno al fuoco, ai punti di riferimento della comunità. La Raci assolve, per la nostra comunità, questo compito di aggregazione e di identificazione, con una grande partecipazione delle nuove generazioni che lavorano attorno al tema del cibo, consolidando una delle tradizioni locali più sentite”. Il presidente della Provincia, Antonio Pettinari, ha ricordato come la Raci sia nata per salvaguardare la razza bovina marchigiana, a rischio di estinzione e per puntare sul tema della meccanizzazione, particolarmente sentito dagli agricoltori marchigiani. “Non è possibile pensare a un post terremoto senza Raci, dal momento che rappresenta una vetrina importante per portare all’attenzione nazionale una terra ricca di tante eccellenze”. Il vescovo della diocesi di Macerata, mons. Nazzareno Marconi, ha benedetto la manifestazione evidenziando che “come territorio di Macerata veniamo da un inverno teso, ma stiamo andando verso l’estate. La Raci testimonia la volontà di guardare al futuro, costruendolo nella chiarezza e nella collaborazione reciproca”.
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