Quasi Natale.
È questo il periodo dell’attesa e delle luci che addobbano i bei palazzi storici, i cornicioni, i negozi, le case, le porte, i cancelli, le siepi. Tutto brilla, tutto fa strada alla venuta. Tutto ci accarezza e avvolge per scaldare in un bagno tiepido, in una bolla che volerà fino a Dicembre, alla nascita.
Novembre lo precede e con il suo foliage stende il tappeto di passi, di dolce meditazione. Quei colori sfumati che s’accavallano, si miscelano e coprono il verde ormai infreddolito dell’inverno giunto a bussare. Gli alberi spogli, semi spogli sempreverdi che si riflettono in terra per germogliare in primavera. Un ciclo perfetto, un radioso disegno di cui siamo spettatori e ammiratori. La nebbiolina che intinge le colline e le smussa, che declina i tratti duri dei tetti e dei borghi, che introduce le sere rigide in cui la luna piena fa da padrona regina sul mare e sulla città sfumandole d’argento. Il buio della sera non fa paura ma s’illumina anch’esso, s’irradia di delicato romanticismo, lenisce e stempera. Quanti cuori quante menti quanti, quante storie.
La vita in cui t’affacci ti veste d’un abito che t’aderisce ma che poi si cambierà e ancora di nuovo. Raccogli e semini, attendi filtri e del tutto pensi che non sei al centro di una esistenza che sia tua con sogni di evasione illusione speranza. Doniamoci.
Che il Natale sia davvero un fiocco di cotone che pulisca e sani nell’immersione del mondo che ci ammanta ma che non può privarci dell’ammirazione di una capanna sempre in auge immensamente potente di un sogno semplice con in serbo un piano salvezza per le genti.
Monica Baldini