MACERATA – Per il quinto anno consecutivo, il Laboratorio Teatrale dell’Università di Macerata, guidato dalla professoressa Maria Paola Scialdone e dai registi Antonio Mingarelli e David Quintili, è tra i protagonisti delle iniziative collaterali del Macerata Opera Festival. Mercoledì 28 giugno alle 21 e, in replica, alle 22 tra le colonne della Loggia del grano, spazio recentemente riqualificato e sede del Dipartimento di Scienze politiche, della comunicazione e delle relazioni internazionali in via Don Minzoni, andrà in scena “Padiglione Lammermoor. Donizetti – Artaud”. L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con l’Associazione Arena Sferisterio e il patrocinio del Comune di Macerata. Interverranno in apertura anche il rettore John McCourt, il sovrintendente Flavio Cavalli, l’assessore alla cultura e ai rapporti con l’Università Katiuscia Cassetta.
Ogni anno studenti e studentesse di Unimc vengono coinvolti in un lavoro di studio, analisi e trasposizione teatrale dei personaggi e delle vicende di una delle opere nel cartellone della stagione lirica. Attraverso i saperi legati al mondo del teatro, della letteratura e dell’opera lirica, viene quindi proposto un percorso volto alla formazione personale dei partecipanti e al potenziamento delle loro competenze trasversali. Le produzioni, del tutto inedite quindi, vengono poi allestite ogni volta in una sede diversa dell’Ateneo, dove lo spettatore può vivere un’esperienza immersiva e insolita nelle storie e nel clima dello spettacolo. E così ecco il Macbeth nella storica Giurisprudenza, il Don Giovanni nel cortile e nei corridoi di Filosofia in via Garibaldi, l’Aida a Palazzo Ugolini, i Pagliacci a Villa Lauri.
Quest’anno è la volta di uno spettacolo ispirato all’opera di Gaetano Donizetti e focalizzato su un tema in particolare, quello della follia, accostata alla rilettura che ne dà Antonin Artaud, icona del teatro contemporaneo, conosciuto come il padre del Teatro della Crudeltà, genio visionario che dietro le sbarre di un manicomio denunciava la perversa demenza della società. Così come la scena di pazzia della Lucia di Lammermoor rappresenta un tentativo di difesa dei propri sentimenti e della propria identità contro la logica del potere dell’uomo.
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