Interstizi – narrazioni di confine si pone l’obiettivo di indagare il concetto di confine: geografico, umano, simbolico e spirituale, ospitando ogni anno studiosi e artisti che indagano il tema della frontiera e dell’incontro.
Ogni anno il Festival sarà dedicato ad un tema diverso, con un occhio sempre aperto sulla contemporaneità e i movimenti umani più attuali.
Quest’anno il Festival sarà dedicato all’America Latina, luogo apparentemente distante geograficamente e anche poco conosciuto se non per ciò che riguarda gli attori più noti della scena letteraria, ma anche politica. In realtà il Sud America è un luogo paradigmatico, dove spesso accadono con grande anticipo fenomeni che poi si riverberano nelle nostre città e nei nostri modi di vivere.
I protagonisti di questa edizione del Festival sono nomi importantissimi del nostro panorama intellettuale:
Arianna Taddei, cooperante, docente presso l’Università di Macerata, ha contribuito a riformare il sistema scolastico del Salvador; da sempre si batte per i diritti dei bambini, delle donne, di coloro che per impedimenti fisici o economici non hanno accesso a servizi fondamentali come la scuola; Roberto Mario Danese, docente di Filologia Classica all’Università di Urbino, dove insegna anche Letteratura e cinema e dirige il Master ‘Redattori per l’Informazione Culturale nei Media’; è docente della Scuola di Dottorato in Storia, Archeologia e Antropologia del Mondo Antico presso l’Università di Siena, Vice Direttore Scientifico della Fondazione Carlo Bo; è uno dei massimi esperti europei di cinema e teatro; Diego Battistessa, Magister Scientiae in Studi Contemporanei dell’America Latina per l’ Università Complutense de Madrid, l’Università Centrale del Costa Rica e la UDELAR – Università de la República del Uruguay. Ha lavorato in diversi contesti di cooperazione internazionale in Europa, Africa, Asia e America Latina.
Ha collaborato, pubblicato e tenuto conferenze come esperto del settore della cooperazione internazionale, migrazioni, diritti umani, popoli indigeni e tematiche legate all’America Latina e i Caraibi, in diverse università e istituti mondiali.
Oltre agli incontri con questi tre studiosi, le curatrici, che da anni collaborano nell’ideazione, cura e realizzazione di eventi artistici e culturali, porteranno in scena:
“Storia di una Indocumentata”, di Ilka Oliva Corado, storia di una migrazione dal Messico agli Stati attraverso il deserto di Sonora e Arizona, una narrazione per voci e canto cruda e avvincente, una storia che racchiude milioni di storie;
Amori che durano poco, una raccolta di microfinzioni, piccola messa in scena del rito più teatrale che esista: l’amore; e infine The Tango Files, lettura delle pagine del testo omonimo di Lourdes Vázquez, tanghera portoricana, senza il compiacimento di un incontro letterario ma con l’affabulazione del vissuto: denso, inevitabile, affascinante, come fosse la partitura di ogni ballo possibile. Perché il tango contiene qualsiasi altro genere di danza, lo ibrida, ne fa colore sincopato. Le parole della Vázquez portano alla verità più bella: il tango è storia, oltre che movimento. È parola piena, oltre che affondo delle mani sulla schiena che vira. È elegia di un popolo errante nei suoi chiaroscuri, oltre che cedimento perfetto al suono-compagno.
Il viaggio avrà una colonna sonora altrettanto errante, perché il tango ha viaggiato attraverso oceani e decenni, stregando, ammaliando, incatenando generazioni di amanti e sognatori.
Assieme a loro, in scena: Marcello Iiriti, fisarmonica, Alberto Lombardi, chitarra, Alessia Delprete pianoforte, e il gruppo di ricerca vocale Le S., le voci degli amori che durano poco.
I tanghi vedranno in scena anche i ballerini Giovanni De Padova e Mariachiara Ballerini.
Infine, durante il festival verrà proiettato il documentario LATIDOS, presentato nell’ottobre 2021 nella project room della Fondazione Pino Pascali a Polignano a Mare, a cura di Lucia Cupertino e Maria Rossi, promosso dalla rivista La Macchina Sognante. Latidos, che in spagnolo significa battiti, rimandando all’estrema vitalità dell’arte e della cultura latinoamericana, indaga le interconnessioni tra arti visive, antropologia e letteratura nel continente sudamericano.
Tutti gli eventi sono promossi dalla Casa Editrice Arcoiris, specialista in letteratura latino americana. Il Festival sarà ospitato e patrocinato da Fondazione Oasi. Pochi luoghi sulla Riviera Adriatica come in Fondazione Oasi, la natura è in grado di parlare a voce tanto alta, e al contempo incantevole. La cultura richiede e allo stesso tempo promuove la bellezza del mondo: per questo il patron della Fondazione ha scelto di ospitare in questo luogo straordinario questo Festival, sperando che diventi un rito, un appuntamento atteso e partecipato.
Tutte le info sul Festival e su come raggiungere la Fondazione:
https://fondazione-oasi.it
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