FANO – Un po’ Anita Ekberg ne “La dolce vita” di Federico Fellini, un po’ Marilyn Monroe nei suoi scatti celebri da diva indimenticabile, un po’ la Statua del Redentore sovrastante Maratea. Assomiglia nei dettagli a ciascuna di queste la statua di donna “fanese”, nella passione sensuale di una donna che volge il braccio in alto e come accarezzasse l’aria che la cinge si snoda sinuosa in una fontana di eccezionale bellezza.
La bellezza che si fonde con la bellezza, la brillantezza di un gesto semplice che si arricchisce di magnificenza e si immortala nell’etere restando eterna nelle memorie. Solo un tendere verso l’alto ed è poesia, ricordo patinato di musicalità soave e saturo di dolcezza e di femminilità elegante e raffinata.
Poi intravedendone con attenzione la sua gioia di slanciarsi, la statua “fanese” recupera quell’immagine infinitamente vera e viva di una attrice e cantante d’altri tempi che mai ci lascerà.
Pure con un vestito pomposo e lo sguardo chinato in avanti, traspare quel movimento danzante e allegro di una armonia raggiunta e festeggiata che si vuole celebrare tanto in Marilyn quanto nella statua posta nel lungomare adriatico.
Una statua di donna, che si voglia intendere ragazza o signora, spicca tra il prato e la siepe pur nel suo tono verde scuro con cui si propone. Un corpo formoso eppure longilineo che a piedi divaricati, in punta si inarca buttando le braccia e il viso al cielo. Non manifesta lineamenti di debolezza ma solo gratitudine, gioia, distensione, equilibrio nelle proporzioni e nel suo mostrarsi in piena sintonia con l’ambiente circostante.
E’ un inno alla vita, alla sua grandezza e naturalezza, alla sua purezza e al suo incanto che rapisce lo sguardo in un pensiero di pacifica melodia traghettando la voglia di appoggiarcisi nuovamente alla prossima passeggiata. Così anche la Statua del Redentore pur in apertura laterale della braccia la ricorda nel trasmettere un messaggio di positiva accoglienza e lode del creato.
Non c’è un benedire ma una intenzione di ricongiungersi ad una dimensione superiore che risplende di fascino divino pure nel suo atteggiamento di simpatica spontaneità. Camminando per i motivi più vari, la si trova lì ferma in inverno come in primavera, sia in autunno che in estate ma ciò che continuamente non smette di farci notare è il suo immobile e indelebile gioco di prodiga felicità che mai tramonta in una stagionalità di vita.
Non è solo una statua inerme e inerte seppure muta ma dice tanto a chi voglia osservarla e rapprenderla nel suo animo dandosi la benevolenza di sognare e fugare i pensieri più tristi con una forma artistica di notevole livello ed impatto. Lì tra il viale a due passi dal mare, fermatevi per poco, giusto il tempo di scattare con gli occhi una fotografia che vi permetta di raccontarvi quel mistero racchiuso.
Monica Baldini