A Tolentino il 30 maggio 5° Convegno “Gli Amici di Graziano”

46

Presso la Sala Multimediale Spirito Santo in Piazza Togliatti si discuterà del tema “Il calcio è ancora gioco, passione, amicizia, tifo?” con Fabrizio Castori e Fabio Benaglia

Dopo due anni di assenza a TOLENTINO – causa della pandemia, torna il convegno organizzato dal gruppo degli “Amici di Graziano”. Si tratta della quinta edizione di un appuntamento che annualmente intende ricordare la figura di Graziano Colotti, scomparso ormai sette anni fa, nel maggio del 2015.
Allenatore, responsabile tecnico di settori giovanili, organizzatore di incontri culturali, Graziano Colotti ha lasciato un segno profondo in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarlo e alcuni amici allenatori vogliono ricordarlo ogni anno con un incontro, nel quale si possano affrontare temi calcistici e non in maniera seria e significativa, evitando le consuete banalità.
Negli anni passati sono intervenuti personaggi noti del mondo calcistico, come Fabio Micarelli, Fabio Brini, Osvaldo Iaconi, Enzo Glerean, Stefano Braghin, Eraldo Pecci. Quest’anno la serata si svolgerà lunedì 30 maggio a Tolentino, presso la Sala Multimediale Spirito Santo, e protagonista indiscusso sarà mister Fabrizio Castori, allenatore che non ha bisogno di presentazioni e che per la sua lunga carriera, ricchissima di soddisfazioni in tutta la penisola, potrà portare la sua preziosa esperienza e il suo personale punto di vista sulle trasformazioni che il calcio e lo sport più in generale hanno vissuto negli ultimi decenni. Inoltre proprio a Tolentino Castori ha conosciuto e apprezzato il lavoro di Graziano Colotti, negli anni in cui quest’ultimo organizzava uno dei settori giovanili che ancora oggi sono il vanto del nostro territorio.
Castori sarà accompagnato sul palco da Fabio Benaglia, giornalista sportivo e scrittore, autore di libri sul calcio giovanile come “Mio figlio è un fenomeno” e “Falsari”, e del recente “Cesena, in trasferta vale doppio. Cronache dagli stadi di tutta Italia”. Benaglia ha partecipato in passato ad un’altra serata in ricordo di Graziano Colotti, dimostrando una disponibilità non comune ed un particolare acume nel cogliere gli aspetti più assurdi di un calcio che è senz’altro cambiato rispetto al passato, ma che è forse cambiato in peggio. Inoltre, viene da Cesena e dunque conosce bene Mister Castori, che proprio a Cesena ha allenato per sette stagioni, mietendo successi e lasciando una traccia indelebile della sua professionalità e della sua passione.
Il titolo del convegno, “Il calcio è ancora gioco, passione, amicizia, tifo?”, farà da guida alla discussione, proponendo diversi spunti. Ma, aldilà dei temi che verranno toccati nello sviluppo del discorso, si tratterà, come è sempre accaduto nei convegni precedenti, di una serata piacevole, fatta di ricordi e di riflessioni, utile soprattutto ai ragazzi che oggi giocano a calcio. Per questo sono stati invitati i giocatori del settore giovanile del Tolentino Calcio, società che gli organizzatori ringraziano fin d’ora per la collaborazione.
L’incontro, previsto per le ore 18.00, è aperto a tutti, non solo gli “addetti ai lavori”, ma anche a tutti coloro che sono ancora innamorati di questo sport e che credono ancora nella sua valenza formativa e sociale.
Per chi non avesse conosciuto Graziano Colotti, crediamo possano essere utili a presentarlo le bellissime parole con cui lo ricordò nel 2018 lo scrittore Luigi Bolognini:
“Graziano cercava di formare uomini e non solo calciatori, scusate la frase fatta. Bellissima, in realtà, se non fosse il motto di tutti, di quegli allevamenti di polli che sono le grandi scuole calcio. “Formiamo uomini, non solo calciatori”. Risultato: i calciatori sono, ultimamente sempre più, di scarso livello, tattica inculcata fin da bambini, tecnica zero, etica non pervenuta. E gli uomini non sono immorali, ma a-morali, che è forse peggio.
Invece Graziano, e quelli come lui perché non era certo il solo, pensava anche alla tattica, certo, ma privilegiando la tecnica e ancor di più l’etica. Del risultato guardava non il punteggio, ma come lo si otteneva, con lealtà e rispetto dell’avversario; certo, cercando la vittoria, provandoci fino all’ultimo, migliorandosi, ma se andava diversamente anche ammettendo che gli altri erano stati più bravi, o fortunati. Il paradosso è che viveva per il calcio, eppure non ragionava solo di quello, e lo spiegava ai suoi ragazzi.
Il suo modello, altro paradosso, era di quei maestri di umanità che il grande calcio a parole loda, ma in realtà usa solo come copertura di brutture, senza mai coinvolgerli davvero, ascoltarli, dargli poteri. Non disturbiamo il manovratore, grazie.
Solo nel calcio di provincia uno così poteva fare qualcosa, e infatti l’ha fatto, e chi ha incrociato la propria strada con lui non lo scorderà tanto presto.”