I Teatri di Sanseverino incontrano la poetessa Elisa Biagini

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E’ già on line l’appuntamento che rientra nell’ambito della rassegna “Incontri con l’Autore”

SAN SEVERINO MARCHE – Avvicinandosi ormai l’8 marzo, Festa della Donna, i Teatri di Sanseverino hanno deciso di dedicare le attività del periodo, che si svolgono purtroppo ancora in streaming a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, con approfondimenti che vedono protagoniste scrittrici, studiose e poetesse già protagoniste della scena italiana.
Per la rassegna “Incontri con l’Autore” è già on line l’incontro con Elisa Biagini, una delle poetesse italiane più note e apprezzate, autrice, insieme ad Antonella Anedda, del saggio “Poesia come ossigeno” edito da Chiarelettere.
Il direttore artistico dei Teatri di Sanseverino, Francesco Rapaccioni, con la scrittrice e poetessa Elisa Biagini spiega le ragioni del libro libro, l’esistenza e la resistenza della parola scritta, la necessità “come ossigeno” della poesia che occorre e soccorre, la poesia importante, la poesia che ha valore, la poesia che aiuta, la poesia che riesce a dire in forma sintetica la complessità della realtà e dei tempi, la poesia che non afferma certezze ma crea ponti (“nessun uomo è un’isola”).
Sono poche purtroppo le occasioni per parlare di poesia, ragionare sulla poesia, leggere poesie. Quella di Elisa Biagini è particolarmente stimolante e brillante per la sua energia e la forza comunicativa delle sue parole.
“C’è ancora bisogno di parlare di poesia? Veniamo da anni di distorsione e abbrutimento linguistico, di livellamento delle parole e dei cervelli, dove la cosiddetta cultura è spesso asservita all’intrattenimento e non è più momento pedagogico, qualcosa che scuote le coscienze e le certezze. Si continua a ricorrere a una lingua semplificata e a effetto, dai toni urlati e demagogici. Si continua a ignorare – spiega ancora la Biagini – come questo modo di esprimersi sia il sintomo di un malessere assai profondo e complesso, un aver disimparato come stare con gli altri. Dobbiamo dunque abbandonare ogni speranza e smettere di leggere e scrivere poesia (o fare arte in generale)? Assolutamente no. E’ vitale, politico, ovvero inestricabilmente connesso ai motivi dello stare insieme: scrivere (e prima di tutto leggere) versi è un qualcosa che ci rende esseri umani più attenti e sensibili, ci aiuta a continuare a crescere”.