SAN SEVERINO MARCHE – Porte aperte, e ingresso libero per tutti, al museo archeologico “Giuseppe Moretti” di Castello al Monte il prossimo fine settimana (sabato 1 e domenica 2 dicembre) dopo la cerimonia di riconsegna alla comunità settempedana, ma anche ai turisti e ai visitatori di una delle più note mete della nostra regione, dell’importante raccolta di reperti che testimonia, da sempre, il glorioso passato dell’antica città di Septempeda.
Con il museo, dopo i lavori di miglioramento sismico che hanno fatto seguito alle scosse dell’ottobre 2016, torna fruibile anche lo splendido chiostro del Duomo antico.
Alla cerimonia ufficiale della riapertura, insieme al sindaco, Rosa Piermattei, erano presenti il cardinale Edoardo Menichelli, l’archeologa Anna Maria Moretti Sgubini, nipote del fondatore e direttrice onoraria della stessa raccolta, il delegato di zona della Soprintendenza archeologica delle Marche, Tommaso Casci Ceccacci, il direttore del Sistema museale della provincia di Macerata, Roberto Perna, assessori e consiglieri comunali e il console del Touring Club Italiano per la provincia di Macerata, Francesco Rapaccioni, che ha guidato una visita al percorso espositivo.
“Oggi riconsegniamo alla comunità settempedana, ma anche ai turisti e ai visitatori che ad esso da sempre sono affezionati, uno dei luoghi più belli della nostra città – ha detto il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei, tagliando il nastro durante la cerimonia di riapertura della struttura – Mi auguro che gli studenti tornino a fare visita a queste sale per scoprire e toccare con mano quanto di bello noi tutti abbiamo”.
Il museo archeologico, intitolato al noto archeologo settempedano Giuseppe Moretti, e allestito nella sede dell’antico episcopio, presenta un singolare percorso espositivo che va dall’età preistorica e arriva all’età medievale. Di grandissimo interesse i manufatti datati tra il Paleolitico e l’età del Bronzo insieme alla collezione Pascucci, medico settempedano che sul finire dell’800 si è dedicato alla raccolta delle testimonianze restituite dalla città e dal comprensorio.
Degna di rilievo, inoltre, la parte espositiva relativa alla necropoli picena di Monte Penna e dalle tombe di Frustellano e di Ponte di Pitino, quest’ultime scavate dall’archeologa Anna Maria Moretti Sgubini, nipote del fondatore della raccolta settempedana di cui la funzionaria del Mibact è da sempre anche direttore onorario e per lunghi anni responsabile della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria meridionale, poi della Soprintendenza del Lazio e della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.
restituiti dalle necropoli e che costituiscono un esempio emblematico dell’adozione da parte delle comunità Picene della cultura di tipo principesco affermatasi nell’Italia tirrenica un secolo prima e che aveva determinato, anche in area Picena, l’enorme afflusso di ricchezze e beni di lusso importati dall’Oriente e dall’Etruria.
Per quanto riguarda la sezione del museo dedicata proprio all’età romana si segnalano, accanto ad un frammento di fasti consolari e ad un ritratto virile di età giulio-claudia, i materiali provenienti dalle necropoli tra cui un interessante base marmorea con scena di apoteosi, corona di alloro e iscrizione dedicatoria a Flavio Valerio Costanzo da parte del Senato municipale di Septempeda e un frammento di urna cineraria cilindrica in marmo decorata a rilievo da una figura di Erote stante con fiaccola rovesciata nella mano destra e corona di alloro nella sinistra.
Ben tre vetrine sono poi dedicate ai materiali (frammenti di decorazione architettonica policroma e vasetti miniaturistici) restituiti dall’area del santuario dedicato a Feronia.
Nel piano interrato sono state riaperte anche le sale della sezione geologico -paleontologica e quelle del progetto “La storia toccata con mano”
La prima sezione, allestita con i fossili raccolti da Elio Antonini in anni di ricerche su siti del territorio comunale e regionale, illustra le tappe fondamentali nell’evoluzione geologica delle Marche, da 200 milioni di anni fa sino ai giorni nostri. Il territorio di San Severino Marche, costellato di affioramenti rocciosi diversissimi tra loro e risalenti ad un periodo geologico tra il Giurassico ed il Quaternario, ha permesso la realizzazione del progetto “Viaggiare nel Tempo”.
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