San Severino, al Feronia lo spettacolo “Smarrimento” con Lucia Mascino

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Domani prenderà il via la nuova stagione di prosa dei Teatri di Sanseverino

SAN SEVERINO MARCHE – Si alza il sipario sulla nuova stagione di prosa dei Teatri di Sanseverino. Domani, martedì 11 gennaio 2022, alle ore 20.45 al Feronia, la grandissima Lucia Mascino porta in scena lo spettacolo “Smarrimento”, ripreso in nazionale e in esclusiva regionale, scritto e diretto da Lucia Calamaro.
Protagonista della storia è una scrittrice in crisi, alle prese con i suoi personaggi e i tanti incipit a cui non riesce a dare seguito: delicata, sensibile, attenta a ogni sfumatura, la scrittrice si muove tra i soggetti dei suoi potenziali romanzi che risvegliano le tante questioni esistenziali e professionali sospese. E in questo smarrimento, che si fa ragionamento comico sull’esistenza, la protagonista riscopre la sua indomabile spinta creativa.
Smarrirsi, per poi ritrovarsi più forti e sicuri. Un dichiarato elogio all’atto del cominciare, al momento della svolta dopo il quale niente sarà più come prima, perché,
come sosteneva Cesare Pavese, “l’unica gioia al mondo è cominciare”.
Una grande prova di recitazione voluta da Lucia Mascino, straordinaria attrice che si muove con successo tra teatro, cinema e televisione, e cucita su di lei dalla pluripremiata drammaturga e scrittrice Lucia Calamaro.
“La realtà sta nel teatro? Si direbbe di sì, a giudicare dal pre-inizio di Smarrimento. Il pubblico entra, si accomoda ma nota subito a sipario aperto la protagonista, Lucia Mascino, o meglio la scrittrice che lei interpreta, seduta sul divano della scenografia da lei richiesta per il reading che dovrà fare. La scrittrice scruta da dietro gli appunti, scrive, si alza, parla tra sé e sé, come in attesa di entrare nel vivo di una presentazione. Dopodiché si presenta e dialoga con il suo pubblico, facendo notare il problema che la affligge (ma sarà il solo?), che è quello di iniziare molti libri ma non portarli a termine. E cita anche Pitagora, lei che non ama citare, “chi ben comincia è a metà dell’opera”.

Affiora fin dall’inizio la sua nevrosi e la protagonista cerca di capire se la cosa è condivisa. È un’inerpicata indecisa e spassosa per una mezz’oretta, perché da lì in avanti, per un’altra mezz’ora in sostanza, i discorsi si fanno più profondi, con un tono colloquiale ma di sofferenza intima.
Una scrittrice in piena crisi di nervi. Molte cose della sua vita sembrano non procedere nella giusta direzione, dal fatto di dimenticarsi le idee (per scriverle), alla mancanza dell’ispirazione. E così lei si immedesima nei suoi personaggi: interpreta sogni e dialoghi di Anna, del compagno Paolo e della figlia Margherita. Così facendo, entra in contatto (e fa entrare in contatto lo spettatore) con temi cruciali dell’oggi. Le parole si fanno più cupe, senza mai però scadere nella tristezza, tutt’altro, il testo è molto ben scritto e interpretato e i tic verbali e le manie si sovrappongono, non si arrestano, si moltiplicano.