Il 10 novembre presso la Casa della Poesia a Palazzo Piacentini
Evento Organizzato da I Luoghi della Scrittura a cura di Mimmo Minuto. Patrocinio e sostegno Amministrazione Comunale e Regione Marche. Conversa con l’Autore Filippo Massacci. Accompagnamento musicale Claudio Infriccioli.
Renato Minore ha pubblicato in poesia “I nuovi giorni” (1965), “Non ne so più di prima” (1984), “Le bugie dei poeti”(1993) “Nella notte impenetrabile” (2002) “I profitti del cuore” (2006). “Stare a vedere quello che accade” (2011) Tra gli altri suoi libri: “Il gioco delle ombre” (1985) “Leopardi L’infanzia le città gli amori” (1987, 2014), “ Rimbaud La vita assente di un poeta dalle suole di vento”,(1991, 2019) ““Lo specchio degli inganni” (1992) Il dominio del cuore” (1996),“I moralisti del Novecento” (2001).Le sue conversazioni con i poeti italiani del Novecento sono raccolte ne “La promessa della notte”(2012). Ha tradotto Paul Verlaine (“Poesie” 1971, 2015) e ha curato l’opera poetica di Kikuo Takano (“Il senso del cielo”, 2016). Scrive sul Messaggero ed ha insegnato presso l’Università di Roma e presso la Luiss.
IL LIBRO
Non sempre la poesia chiama il pensiero, ma in questo nuovo libro in versi di Minore il vocativo del titolo non lascia margini al dubbio (magari solo in apparenza, se
i tratti di troppa evidenza in poesia alludono talvolta al loro contrario): O caro pensiero, dunque. E già ci sarebbe da chiedersi se l’aggettivo non abbia una doppia valenza: il pensiero è «caro» proprio nell’ accezione leopardiana (ricordiamo di passaggio che del recanatese Minore è stato partecipe biografo), caro come il colle, come la beltà, la luna, lo sguardo e tante altre cose, soprattutto gli inganni e l’immaginare; ma in un tempo – il nostro, e non da poco tratto – in cui le cose si definiscono per il prezzo, «caro» vorrà dire anche che il pensiero è costoso, nel senso che grava nei moti dell’anima e nei ricettacoli della memoria, diventando perfino un inciampo nello stare al mondo.
Se si guarda bene, le due accezioni finiscono col sovrapporsi, così che «caro» riguarda il manifestarsi del pensiero quando connotato dagli affetti. (…) Si affaccia almeno l’ipotesi di un futuro, di un ricordo ancora da avere, ancora da vivere prima che ricordo diventi. Si vive per ricordare la vita e per elaborare il ricordo in pensiero”. Dalla introduzione di Raffaele Manica
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