Rugby Jesi ’70, la bella storia dell’Under 16 femminile

171

Un gruppo di giovanissime atlete , nonostante tutte le difficoltà del lockdown ,lavora con tenacia ed entusiasmo nel campo di via Mazzangrugno. La capitana Bastari racconta del progetto e del suo approdo al rugby

JESI – Nei mesi in cui è più complicato e difficile riuscire a mantenere forte il legame con la propria passione sportiva, al campo da rugby jesino di via Mazzangrugno c’è un gruppo di giovanissime e entusiaste atlete a dare l’esempio e trascinare tutti: le ragazze della Under 16 femminile del Rugby Jesi ’70.

«Da quando abbiamo potuto ricominciare, non ci siamo più fermate- dice Elisa Bastari, capitana delle leonesse, studentessa al primo anno del Liceo delle Scienze Umane – anche nelle difficoltà. Abbiamo continuato con costanza e siamo quasi sempre state tutte e quattordici, allenate da Andrea Angelucci e Consuelo Messina. E non vediamo l’ora di potere, finalmente, mettere alla prova tutto il nostro impegno e i nostri sforzi».

Una bella storia nata a scuola, quella della Under 16 femminile jesina. «Del progetto- ricorda Elisa- mi è stato parlato lo scorso anno, quando ero in terza media. Il programma era formare una squadra per partecipare ai campionati studenteschi. Abbiamo cominciato ad allenarci e si è visto subito un bell’affiatamento e che si sarebbe potuto creare un gruppo. E poi, anche se i campionati a causa della pandemia non si sono potuti fare più, avremmo infatti dovuto giocare la prima gara proprio quando è scattato a marzo il lockdown, siamo lo stesso andate avanti. E ci siamo ritrovate insieme a maggio e poi ancora a settembre: molte hanno proseguito, alcune hanno lasciato e altre sono arrivate».

L’approdo al rugby è stato felice. «Facevo uno sport completamente diverso, ginnastica artistica, da quattro anni – racconta la capitana- e devo dire che all’inizio ero titubante. Poi mi sono convinta e ho provato. E lì c’è stata…. una magia! Mi sono innamorata e questo sport mi ha insegnato tanto: fidarsi e contare l’una sull’altra. Il cambiamento è stato radicale e mi sono anche stupita del fatto che immediatamente il rugby mi interessasse così tanto. E invece mi ha permesso di tirare fuori il mio vero carattere, mi ha fatto credere di più in me stessa e mi ha aiutato a crescere con la squadra, nella quale tutte siamo partite insieme dallo stesso punto. Quello spingersi oltre il limite, che già c’era nella ginnastica, qui l’ho sentito ancora di più».

Spiega Elisa: «Il rugby lo conoscevo poco, prima. Avevo il timore di uno sport che pensavo fosse violento e in cui ci si facesse male. La visione è mutata totalmente dopo aver provato: certo ci sono il placcaggio, il contatto, lo scontro fisico ma nelle regole e fatti a dovere».

E in famiglia come hanno accolto il passaggio alla palla ovale?
«Prima erano un po’ preoccupati e spaventati. Poi hanno visto la voglia che avevo tutti i giorni prima di andare all’allenamento e al ritorno, stanca ma felicissima, il mio sorriso. Mamma era più titubante, adesso mi supporta tantissimo».
E così, ecco che al campo entusiasmo e tenacia della Under 16 femminile rappresentano in questi mesi uno stimolo per tutti. «Siamo nate da poco e non abbiamo ancora avuto la possibilità di giocare un nostro campionato, non vediamo l’ora di poter iniziare a confrontarci con altre formazioni come la nostra. E di vedere ripagato tutto il nostro impegno. Vogliamo dimostrare di essere capaci anche noi! Ed è una spinta in più. Siamo unite, ci divertiamo, siamo serie quando è il momento di esserlo. Da capitana, cerco di aiutare la squadra a maturare e di stimolare tutte a stringere i denti e andare avanti. Ma il rapporto fra noi è molto pacifico: io per prima sono agli inizi ed è tutte insieme che si cresce».