Racconti Sportivi 2019, la presentazione al Salone del Libro di Torino

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In  anteprima nazionale sabato 11 maggio sarà presentato il volume che raccoglie varie opere tra cui quella scritta da Daniele Bartocci,giornalista marchigiano

ANCONA – Dal 9 al 13 maggio 2019 si svolgerà il Salone Internazionale del Libro di Torino. Nell’ambito di tale evento sabato 11 maggio sarà presentato in anteprima nazionale il volume “Racconti Sportivi 2019”, edito da Historica con copertina firmata dallo scrittore e giornalista Stefano Andrini. All’interno dell’antologia saranno inseriti alcuni racconti vincitori della kermesse letteraria “Racconti Sportivi 2019”, concorso per narrativa a livello nazionale organizzato da Historica Edizioni con il patrocinio del Centro Sportivo Italiano.

Una delle opere in questione inserite nel volume è stata scritta da Daniele Bartocci, giornalista marchigiano di 29 anni: una ricerca esclusiva di carattere storico, relativa al pianeta volley e in particolar modo alla personalità leader di coach Julio Velasco, la cui carriera partì dalle Marche negli anni ’80, denominata “Da Jesi con furore: aneddoti mai svelati del modello JV”. Il libro Racconti Sportivi sarà naturalmente ordinabile in libreria e disponibile nelle principali fiere del libro e online.

Grazie a un’analisi approfondita e al contributo di un ampio reperto storico, appunti, rivelazioni e documenti ingialliti mai visti in circolazione, Bartocci è riuscito ad andare oltre le ‘solite’ trattazioni riportate in fonti di tipo tradizionale, dimostrando in maniera del tutto originale come il Prof. Julio Velasco sia stato in grado di esprimere e rappresentare, nel corso degli anni e a partire dal 1980, un modello universalmente valido ai fini dell’incremento della performance sociale, sportiva e motivazionale. Il percorso sportivo del ‘Re Mida’ Julio Velasco partì nel lontano 1983, alla guida del team Latte Tre Valli Jesi (serie A2), città natale del giornalista Daniele Bartocci (già vincitore del premio comunicazione sportiva Overtime Web Festival 2018 e del premio giornalistico Mimmo Ferrara 2019), grazie alla ‘scoperta’ dell’indimenticabile patron Sandrino Casoni e dell’attuale Direttore generale della Lube Civitanova Beppe Cormio che non ha mai smesso di amare il suo “allievo”.

Proprio la città di Jesi, la terra di Vezzali, Trillini, Mancini, Marchegiani, farà le fortune del grande Julio. Nel dettaglio, lo sconosciuto Julio Velasco negli anni ’80 dovette fuggire dall’Argentina dove la sua vita probabilmente sarebbe durata poco: infatti, un mucchio di problemi e di cacce all’uomo lo avrebbero probabilmente messo k.o. oltreoceano. Sbarcò per la prima volta in Italia insieme alla sua famiglia, esattamente nella terra di Federico II, città per lui sconosciuta ma da cui spiccò il volo in soli due anni, agli ordini del patron d’epoca Sandrino Casoni e di sua moglie Anna Virginia Vincenzoni. Con Velasco, nel roster dell’allora Tre Valli Jesi, due connazionali fortissimi ovvero il palleggiatore argentino classe 1960 Waldo Kantor e lo schiacciatore argentino classe 1957 Carlos Wagenpfeil. A fare da cicerone al ‘Re Mida’ del volley, nella piazza jesina del Verdicchio, un certo Alberto Santoni, a quei tempi un’istituzione del volley del territorio marchigiano, secondo allenatore della Tre Valli e con alle spalle esperienze in serie B da giocatore e storiche promozioni in qualità di coach, ovvero uno dei 16 tifosi reduci dall’attuale finale persa dalla Lube Civitanova a Kazan.

Nel lontano 1983 Santoni si recava spesso a casa di Velasco, a Pianello Vallesina (An): insieme iniziarono a battere a macchina degli appunti sulla mentalità e le metodologie di allenamento del volley, testi ingialliti che l’allora vice-allenatore jesino e il giornalista Daniele Bartocci tengono ancora oggi gelosamente con sé. In quella stagione (’83-84), la prima e la penultima a Jesi (Velasco lascerà la terra jesina nel 1985 per andare a Modena dove conoscerà grandi campioni), Julio frequentava spesso il centro storico di Jesi.

“In una delle prime chiacchierate che facemmo, dissi subito a Julio che sarebbe rimasto molto poco a Jesi. Aveva una mentalità diversa dall’uomo comune. Tutti noi in società avevamo un lavoro, chi in banca, chi imprenditore, chi artigiano: lui invece viveva di pane e volley. Amava la cucina italiana ed era solito fare delle belle cene, anche a casa mia con i miei genitori. La mattina seguente si tramutava in un allenatore speciale, in quello che oggi considero il José Mourinho del Volley ossia il numero uno al mondo”.