ANCONA – Sono oltre 29mila i cittadini che tutti i giorni viaggiano sui 386km di linea ferroviaria che percorre le Marche, per un totale di 154 corse giornaliere. Questa mattina è stato presentato a Roma Pendolaria, il rapporto annuale di Legambiente che dal 2008 analizza ogni anno il trasporto ferroviario in Italia. La situazione della mobilità su rotaia nelle Marche presenta ancora poche luci e molte ombre: le risorse regionali in servizi e materiale rotabile nel periodo 2008-2017 sono state pari a 46 milioni di euro, di gran lunga inferiori rispetto a quelle di altre regioni del centro Italia. Inoltre, in proporzione al numero di abitanti delle singole Regioni italiane, con solo 3,02 euro per abitante all’anno per servizi e materiale rotabile, la nostra regione non risulta certamente tra le più virtuose. Nelle Marche, tra l’altro, si contano 80 treni la cui età media è di 14,5 anni. Nonostante dal 2015 l’età media sia scesa (-4,8), il 28,8% del materiale rotabile supera i 15 anni, età in cui i treni cominciano ad avere problemi sempre più rilevanti di gestione e manutenzione.
Di contro, l’aumento clamoroso dei passeggeri dal 2011 ad oggi, che sono passati da 16.400 a 29.578 (+80,3%), dimostra la voglia di treno presente nella nostra regione. L’incremento della domanda di trasporto sulle principali linee ferroviarie urbane ha una spiegazione legata al cambiamento avvenuto nelle principali aree metropolitane italiane negli ultimi vent’anni. Un esempio di questi cambiamenti è la cosiddetta Città Adriatica, che va da Pescara a Rimini, con le Marche al centro di questo sistema, dove sarebbe di fondamentale importanza puntare a una “metropolitana della Città Adriatica”. Ossia a un servizio di trasporto ferroviario con caratteristiche europee, che colleghi i 237 km, ed i 20 centri principali, con treni moderni a orari cadenzati, abbonamenti integrati e coincidenze con autobus locali, treni e pullman verso collegamenti interni e nazionali, ma anche il sistema di porti (commerciali e turistici) e aeroporti (Rimini, Ancona, Pescara).
“L’aumento dei cittadini che usufruiscono del servizio di mobilità su ferro dimostra quanto sia conveniente e lungimirante investire le risorse regionali nei treni, considerando anche gli importanti investimenti che la Regione Marche sta facendo per sviluppare una rete di ciclovie per cui il servizio su treno diventa un elemento qualificante – commenta Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche – Solo potenziando il servizio ferroviario e lavorando per l’integrazione con i mezzi pubblici urbani sarà possibile fornire un’alternativa di trasporto sostenibile che permetta di lasciare l’auto a casa riducendo l’inquinamento di cui soffrono le nostre città e progettare centri urbani più competitivi. Investire in questa direzione, inoltre, produrrebbe anche positive ricadute occupazionali, legate sia alla costruzione e manutenzione del parco rotabile che alla gestione della mobilità”.
Investire e potenziare il servizio ha portato ottimi risultati, come dimostra l’investimento fatto da Regione Marche e Provincia di Ascoli Piceno con fondi Fas sulla linea Ascoli-Porto d’Ascoli. Nel 2013 sono stati ultimati i lavori per l’elettrificazione e il vecchio treno a gasolio ha lasciato il posto ai treni elettrici garantendo un servizio più moderno, meno inquinante e più fruibile. Infatti, con i nuovi treni ed eliminando il passaggio a livello al chilometro 5, il collegamento tra la linea interna e quella adriatica risulta immediato, senza alcun cambio di motore, con una sensibile riduzione dei tempi di percorrenza e, quindi, un miglioramento complessivo del servizio. I collegamenti tra Ancona e Ascoli Piceno sono ora di due tipologie, con treni più veloci che effettuano il servizio in 90 minuti. Questo felice risultato, del costo complessivo di 9,8 milioni di euro, è frutto dell’investimento di 9,5 milioni di euro dei fondi FAS che la Provincia di Ascoli Piceno ha deciso di investire completamente nel miglioramento della linea e della mobilità provinciale e 288.000 euro stanziati dalla Provincia stessa. I risultati in termini di viaggiatori sono chiari: la modernizzazione della linea ha prodotto un aumento di viaggiatori del 30%, circa 3 milioni di unità complessive l’anno.
Permangono, invece, alcuni problemi infrastrutturali legati al mancato raddoppio del collegamento ferroviario Orte-Falconara ed al conseguente aggancio con la linea Adriatica. Tra le opere prioritarie per i pendolari inserite nel Rapporto, infatti, troviamo il raddoppio della tratta Albacina (AN)-Castelplanio (AN), che costituisce parte integrante della linea Orte-Falconara, quasi interamente a un solo binario. Il costo dell’intervento sarebbe di 593,1 milioni di euro (di cui 20 milioni per nuovo materiale rotabile), di cui, ad oggi, risultano disponibili appena 2 milioni. L’intera direttrice deve essere considerata un’opera strategica non solo per Marche ed Umbria ma per tutto il traffico merci e passeggeri del centro Italia e del Nord-Est, una vera e propria alternativa alla dorsale Roma-Milano e andrebbe ad interessare un’utenza di 50mila passeggeri. In questo contesto va anche considerato che parte dei 30mila passeggeri al giorno che viaggiano su treni regionali transitano in Regioni limitrofe e, in particolare per le aree interne, presentano numeri importanti di flussi da e verso l’Umbria.