Noi siamo le mani e voi il cuore

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Monica BaldiniFANO – Da ieri siamo tutti in zona rossa. Un unico colore, un’unica misura, un unico sentire e dunque un unico grido. Siamo tutti in sospensione, sotto vigilanza, come esiliati nella nostra terra, isole nella penisola distaccati e separati con la certezza però che l’isolamento sia la principale misura di difesa per arginare i contagi.

E poi, come un colpo basso inferto alla precaria e difficile gravosa situazione, insorge il problema delle carceri, un problema enorme che si aggiunge al primo. Si contano già i primi morti, numerosi evasi e una situazione che rischia di peggiorare ed esplodere.

Dal Nord al Sud, ieri si è innalzata una protesta dei detenuti contro la sospensione delle visite dei loro familiari, misura varata a tutela della salute di quanti operano dei carcerati stessi e dei loro cari. L’Italia è sotto assedio non c’è altra parola che spieghi il clima e l’urgenza.

Pare un incubo, un buio latente che sta spargendo le sue grinfie e il suo nero di seppia come inchiostro oleoso e putrido che con un colpo di spugna ha mostrato cosa si nascondesse dietro la calma apparente. Forse la serenità della nostra quotidianità celava “altro”, un “altro” con cui inevitabilmente dobbiamo ora fare i conti e soprattutto verso cui non dobbiamo mollare.

Arginate le relazioni, monitorati e fuggiaschi in città proprie, minacciati da un invisibile virus e da carcerati che da Nord a Sud congiunturalmente cercano la libertà forzata contro la riduzione delle visite dei familiari, siamo tutti sotto prova. Siamo tutti sotto attacco e non possiamo astenerci quanto unirci nel cuore e spogliarci del più che non ci serve.

Questa mattina ho ascoltato la Santa Messa in diretta dalla cappellina Giuseppe Moscati del Policlinico Gemelli su TV2000 e Fra Rino Bernardini, OFM, che ha celebrato ha chiuso con questa esortazione: “Stateci vicini e pregate per noi cappellani, per quanti, medici ed infermieri operano in corsia a sostegno dei malati poiché noi siamo le mani e voi il cuore”.

Nel Vangelo di oggi, secondo Matteo (Mt 23, 1-12), Gesù ci dice questo: “In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.

Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.

Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Ora è tempo di fare ognuno la parte che ci spetta come servitori umili: “Noi siamo le mani e voi il cuore”, Fra Rino Bernardini. Ora è tempo di fidarci e affidarci a Dio, quanto più ci sta chiamando di tornare a Lui.