UNA LINEA BIANCA COME IL VOLO DI UN JET di Monica Baldini

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Mi rivolgo a te che sei ascoltatore, a te cui mi rivolgo, a che con cui mi confido a te che prego, a te che imploro. Non uguale per tutti, ma tu, il riferimento con nomi e forme diverse. Tu che leggi le vicende, che le disciplini che le reggi. Tu che plachi la sete di infinito innata in ogni uomo. Tu che ogni cosa hai creato.
Tu che nei cuori vieni negato o assolto, che vieni accolto o allontanato e sostituito ma sempre tu.
Tu Signore.
Di quelle ferite che ci portiamo dentro, di quelle che non vediamo e pesano, di quelle che non sappiamo come risolvere, di quelle tante bruciature che scuotano la nostra esistenza e non la lasciano libera di decollare. Di quelle vorrei scriverti. Di quelle che sono certa, tanti, ognuno di noi ne porta il marchio.
Le ferite dell’anima. Profonde e dolorose con vesti esteriori, senza consistenza ma con un grande potere.
Sono le prove del percorso, le salite, le angustie, i litigi, le perdite, i traumi, gli incidenti, i malesseri che scorrono come ancorate sul letto di un fiume e con gli anni scivolano a valle o meglio scivolerebbero se. Se ne andrebbero se oppure restano lì a sedimentarsi e dirigono il nostro agire e pensare non con fermezza ed equità, non verso miglioramenti veri ma in direzioni che poi si rivelano inefficaci, effimere, evanescenti, controproducenti, ripetitive.
Ti scrivo per chiederti di illuminare quegli angoli bui che difficilmente riusciamo a spolverare, che pur con aiuti vari, solo tu dall’intimo sai rischiarare. Tu con un dialogo intenso sai compiere opere prodigiose e noi con te vogliamo collaborare per dare a questa umanità orizzonti e speranze nuove, visioni rinnovate che si lasciano indietro il passato e aprono al futuro.
Di quelle ferite così ci dimenticheremo realmente e assaporeremo l’oggi per tracciare una via, una linea bianca come il volo di un jet che sparge energia nell’azzurro del cielo.

Monica Baldini