MARCHE – Dopo l’incontro avvenuto mercoledì nel Comune di Ortezzano, i Sindaci fermani e ascolani hanno ribadito la loro posizione rispetto al biodigestore della Valdaso e hanno dichiarato che insieme faranno di tutto per fermare la realizzazione dell’impianto.I sindaci concordano sul fatto che la Provincia di Ascoli ha sbagliato e puntano dimostrarlo.A tal scopo si sono affidati ad un legale e inoltreranno una diffida contro la Provincia di Ascoli per chiedere l’annullamento del procedimento in corso e bloccare l’intero iter. Se tale diffida sarà respinta ricorreranno al Tar.
Tutti i sindaci, al di là di colori o simboli politici, hanno deciso di opporsi al progetto per varie ragioni:
Nel frattempo anche i cittadini potranno partecipare con la loro opinione perché in ogni Comune, è stata avviata la raccolta firme contro il biodigestore.
Sulla tematica dell’impianto di produzione a biometano , è intervenuto Andrea Maria Antonini, Presidente III Commissione consiliare ‘Governo del Territorio, Ambiente e Paesaggio’ che nel seguente comunicato replica al Sindaco di Force , Augusto Curti, in merito alla presunta competenza della Regione Marche sul destino di tale impianto da collocare nel comune, in zona San Salvatore su iniziativa dei privati.
Si legge nella nota :
“Ho letto con interesse l’intervento del Sindaco Curti, circa l’opportunità o meno di procedere con l’impianto. E sono d’accordo con lui sulla necessità (tra l’altro indicata dalla legge) di massima condivisione del progetto, fin dall’inizio, con i comuni confinanti. Cosa che pare non sia stata fatta.
Eppure – specifica Antonini – era un dovere della Provincia, il cui presidente Sergio Fabiani è stato grande sostenitore di Augusto alle ultime elezioni regionali. Non credo abbiano molta difficoltà a chiarirsi tra loro”.
“Secondo: poiché sono legato da sincera amicizia con lo stesso Sindaco, nonostante le posizioni politiche diverse, mi permetto di suggerirgli con tutta franchezza di non tirare in ballo in maniera inopportuna la Regione Marche su responsabilità che non la riguardano.
L’autorizzazione a cui fa riferimento Curti, infatti, è in realtà un parere ed è stato rilasciato dalla Regione solamente perché si tratta di impianto alimentato da fonte rinnovabile e solo dopo aver acquisito il parere favorevole dello stesso Comune di Force ai primi di dicembre. Quindi se il Comune di Force nel giro di due mesi ha cambiato idea lo comunichi a chi di dovere con atti ufficiali e motivati. Inoltre – prosegue il Presidente della III Commissione regionale -, come Augusto ben sa, su questa storia la parola finale spetta sempre alla Provincia e non alla Regione. Non complichiamo le cose, già per loro natura fin troppo intrise di tecnicismi non utili a chiarire la questione a chi non è addentro”.
Quindi il Consigliere della Lega spiega la sua posizione sulla creazione di un biodigestore e la gestione della Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) nella provincia ascolana: “Creare un cosiddetto biodigestore, uno per ambito territoriale, è comunque opportuno. Attualmente la frazione organica dei rifiuti delle Marche prende per la maggior parte strade lontane e costose, verso altre regioni, con i relativi costi a carico dei cittadini. In assenza di un piano d’ambito provinciale che indichi perimetri e individui aree dedicate – dice Antonini – ogni iniziativa privata è legittimata a muoversi con una certa autonomia di scelta: da un punto di vista di opportunità (e non meramente tecnico) è necessario quindi che il territorio trovi una sintesi; quindi sull’impianto di Force la voce dei sindaci a mio avviso è determinate.
Mi limito inoltre a ricordare come il Piano regionale di gestione dei rifiuti, approvato nel 2015 da una Giunta a traino Pd (quindi del partito di Curti e del presidente Fabiani), indichi in maniera inequivocabile il conferimento della forsu in prossimità di strutture preesistenti e laddove siano presenti impianti di trattamento rifiuti. Strutture che nei pressi di Force non risultano presenti”.
Il Consigliere chiude con una considerazione finale: “L’impianto di digestione anaerobica prima della realizzazione dovrà essere calibrato nelle dimensioni in modo tale da raggiungere l’autosufficienza d’ambito. Sarà, perciò, importante valutarne preliminarmente le dimensioni, consapevoli che una cultura dell’autocompostaggio domestico, specie in certi comuni con frazioni sparse nelle campagne picene, possa contribuire in modo determinante a ridurne le quantità”.
“Sto seguendo con attenzione quanto sta accadendo lungo la Valle dell’Aso in merito alla realizzazione dell’impianto di biometano. La mobilitazione dei sindaci del territorio è un segnale chiaro che qualcosa non sta funzionando. Farò presente in Giunta che è necessario definire una strategia condivisa, capace di dare risposte adeguate alle esigenze manifestate”.
Lo afferma l’assessore regionale Giorgia Latini, intervenendo sulla questione dell’impianto di biometano sulla Valdaso.
“Gli interessi in gioco, sia sul fronte economico, ambientale e sanitario, non possono essere affrontati ignorando le comunità locali. Non c’è nessuna preclusione ideologica alla realizzazione di tali impianti, ma il loro collocamento va condiviso con il territorio e scelto in maniera consapevole e strategica, tenendo conto delle peculiarità dei territori stessi” afferma l’assessore. “La Valle dell’Aso, riconosciuta tipicamente per la sua vocazione agricola merita un’attenzione particolare. Infatti, la Giunta è al lavoro per reperire le risorse necessarie al completamento del Ponte Rubianello, opera rimasta nel dimenticatoio per troppo tempo; la sua realizzazione impatterà positivamente sulla Valle. Ringrazio, per questo, il sindaco di Montefiore Lucio Porrà che ci ha subito segnalato la problematica e l’assessore regionale Francesco Baldelli che si è prontamente attivato in questo senso. In sede di Giunta valuteremo e approfondiremo tutti gli aspetti per giungere a una scelta consapevole e condivisa” conclude l’assessore Giorgia Latini.
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