La trama del libro è avvincente e infatti ha riscosso apprezzamento a livello nazionale. Non a caso l’autore ha rilasciato interviste a Raicultura, a Mediaset, a Repubblica e a numerose riviste dedicate alla critica letteraria, sia cartacee che on line. La trama dunque. A Matteo Trevisani, protagonista del racconto che ha appunto lo stesso nome dell’autore, viene mandato per email un albero genealogico completo, con le date di nascita e di morte di tutta la sua linea del sangue, compresa la sua che avverrà dopo 5 giorni. In questo periodo il protagonista deve colmare la distanza che lo separa dall’altro mondo e dovrà affrontare una ricerca spasmodica del significato della sua stessa esistenza e della sua prole: la questione della paternità è centrale fa sì che Matteo riesca a prendere su di sé la responsabilità dei suoi avi per fare in modo che la maledizione dei naufragi non passi attraverso di sé per arrivare a suo figlio
«Tutto è nato – spiega l’autore – da una serie di naufragi e di lutti in mare che sono avvenuti nella mia famiglia e che quando ero piccolo mi sono stati raccontati, solo che la memoria di queste persone e di questi naufragi si era completamente perduta. Quando sono diventato più grande mi sono messo a studiare l’albero genealogico dei miei antenati, cercando di tirare fuori queste persone dall’oblio nel quaLe erano cadute. Dopo tante ricerche mi sono reso conto che i naufragi sono tutt’altro che occasionali sulla nostra costa adriatica e che hanno colpito tanti membri della marineria sambenedettese e molte famiglie di San Benedetto sono state toccate dalla stessa sorte e dunque si tratta di una memoria condivisa. Essendo diventata la genealogia una grande passione ho capito che il mio romanzo doveva vertere su questo».
Il volume è il risultato di un percorso durato anni. Spiega infatti l’autore: «Ho impiegato un anno e mezzo per scriverlo, ma la ricerca che ho fatto per poter scrivere il libro durava da quasi 10 anni. Questo volume è il terzo di una trilogia e dunque va a chiudere un percorso di conoscenza e di domanda su che cosa è possibile conoscere e come è possibile conoscere in relazione alle cose che si vivono».
Un per percorso che ha anche rivelato delle sorprese attraverso le quali Trevisani è riuscito a fare un’interessante riflessione romanzata sul tema del destino dell’uomo: «Mentre scrivevo facevo ancora delle ricerche ed è stato proprio durante la scrittura del romanzo che ho trovato le evidenze di un mio antenato che era stato rapito dai pirati nel 1804 in una situazione davvero intricata. Il libro parla in generale di genealogia e destino: attraverso le vite delle persone che ci hanno generato ci si domanda se queste ancora influiscano nel nostro presente e se addirittura possano interferire o guidare il nostro destino. In definitiva, il nostro destino appartiene davvero a noi e siamo in grado di cambiarlo?».
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