Benedetta FERIALITA’ di Monica Baldini

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Dire feriale è dire grigiore, monotonia, passo dopo passo lentamente uguali. Eppure oggi, per pochi attimi è come se fossi entrata con una lama nel tempo, lo avessi aperto a strati sottili, a filamenti l’uno posato sull’altro e avessi ascoltato e osservato. Ascoltato il silenzio di un meandro, di un lasso, di alcuni minuti. Osservato la scena consuetudinaria di uomini fermi davanti il tabacchi di quartiere all’angolo con le pareti verdi, del cielo plumbeo di un temporale a scroscio primaverile, delle auto che arrivano all’incrociano e svoltano a destra. La signora che arriva con la ventiquattrore forse a rincasare, il lampadario acceso e l’ombra di una bambina a occuparsi di non so cosa, e gli altri suoi coetanei sul campo asfaltato immerso tra gli alberi a giocare. Si rincorrono con la scuola sullo sfondo e non smettono, si parlano, si tirano la palla o una bottiglia e si divertono, è evidente. Io sono in piedi, stanca dal lavoro finito e ferma mentre rifletto, riscontro la verità della ferialità. Saranno questi momenti che formeranno il ricordo di domani, il sapore nostalgico, l’esperienza e la ricchezza di un bagaglio che forma la vita, saranno questi tasselli a lanciare la freccia per il futuro. Il futuro, tempo astratto in grembo alla speranza o all’immaginazione feconda, al desiderio, al sogno, al progetto si compone in effetti di un continuo presente, che sfuma e si scontorna divenendo passato. Un martedì che nel suo scorrere veloce e nella sua fatica mi plasma e fa dono di svelamento con la breve parentesi in cui lo sguardo si concede di posarsi.  Sembra un ripetersi senza valore aggiunto, sembra ma solo all’apparenza. Sotto la tenda della fretta, la ferialità compie un compito veramente importante perché senza clamore accumula gesti, frasi, sguardi, emozioni, pensieri, sogni, cose belle e cose brutte. Accumula come sul fondale, i segreti del mare che solo in tempesta o con il cielo sereno e acqua limpida, emergono. Così per noi, uomini in continuo divenire, esseri danzanti in cerca di un equilibrio tra gli squilibri imprevisti e continui delle vita, è rispondere manifestando il fondale sommerso dei nostri giorni ovvero quelle perle che si sono sedimentate e di cui mostriamo nella normalità solo la parvenza superficiale. Le ferialità segue il ritmo insito nell’esistenza, lo declina in vicissitudini, ci regola, ci disfa, ci ricrea in altre versioni come un seme che cresce e tutto con semplice bellezza, con costanza, impegno, senza far rumore. La ferialità nella preghiera, nel lavoro, nell’alzarsi andare e rientrare, nelle relazioni.

Monica Baldini