La sua vita, dopo quattordici anni, è diventata così un faro di luce per i giovani, per gli adulti, per le anime pellegrine di questa Terra. E di quanto si legge, del suo essere un ragazzo attento agli altri, disponibile verso i bisognosi cui portava regolarmente provviste e verso i quali aveva attenzioni tanto da scrivere i loro nomi su bicchieri, del suo essere devoto a Gesù e Maria che onorava e pregava quotidianamente con l’Eucarestia e la recita del Santo Rosario, del suo essere amichevole e gioioso verso i compagni di scuola, del suo essere dotato tanto da leggere già a sei anni testi universitari, di tutto questo Carlo ci rende devoti.
Il Beato Carlo, in poco tempo, ha così trasformato la sua esistenza in un tripudio di grandi virtù, che splendono oggi forti come i raggi del sole di giugno e niente può spegnerle, placare quel calore che irradiano perché volgono al Cielo. “Non io ma Dio” Carlo diceva e questo accade ogni qualvolta lo preghiamo perché nella tenerezza di una fanciullezza interrotta non può che esserci la verità che germoglia, candida, nivea e iridescente di grazia divina.
Il suo corpo steso, il suo volto bianco e bellissimo, i suoi capelli folti, ricci, neri, la sua eterna serenità che si propaga. Il suo corpo esile, slanciato. Carlo era ed è bello e ora lo è ancora di più. A volte si fa fatica a spiegare a parole la via della bellezza, la strada che congiunge nell’intimo a percepire angoli di cielo, riflessi di una dolcezza che ci inonda, beatitudini che sono così concrete quanto invisibili.
A volte abbiamo bisogno di attingere alla fonte, abbiamo sete, sete d’eterno. E stare in fila per salutare Carlo ci ha portato lì, al cuore del mistero che in questo viaggio sfioriamo, tangiamo, tocchiamo in meandri vari e intensi. Carlo è ad Assisi per sua volontà espressa in vita. Assisi è arroccata, racchiude in sé le spoglie di venerabili Santi e pervade di spiritualità. Insegna con le testimonianze di vita di San Francesco, di Santa Chiara, del Beato Carlo, la certezza del cosa ci sia che non vediamo e che loro sentivano inondante tanto da modificarli nel profondo, da modellarli. Ci pone in ascolto, in raccoglimento, in apertura, ci volge come girasoli al mistero.
Il mistero della presenza viva pur nell’assenza, di una morte viva, di un Gesù che vive e rivive nei suoi beati, nei suoi Santi, di un Cielo che scende sulla Terra e si mostra manifestando la sua gloria. Quando dal Santuario della Spogliazione ci siamo spostati alla Basilica di San Francesco, prima sulla tomba di San Francesco, poi nella Basilica Superiore, l’ondata era una sola, la stessa che ci ha condotto di nuovo da Carlo per passare da lui ancora perché l’amore vince la morte, la vita non si spegne davvero ma prosegue, noi lo sperimentiamo consci o inconsci e questo sipario in certe situazioni come nello sguardo della mamma di Carlo, Antonia, è fervente, è ardente.
Lei prega tanto, desidera farlo per tutti i pellegrini e dice: “Padre Pio mi benedisse quando nacqui perché mia zia era una sua figlia spirituale e questa benedizione è ben arrivata. Carlo lo considero una benedizione per la mia vita”. Il Beato Carlo intercede ora per noi, per quanti con cuore aperto lo pregano e con fede umile desiderano. E aveva solo quindici anni, una famiglia che oggi continua nella preghiera e guarigioni compiute dall’alto. Grazie Beato Carlo, prega per noi.
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