‘Macerata Racconta’: è il giorno di Erri De Luca, Jean Talon e Romana Petri

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Erri De Luca
Erri De Luca

MACERATA – Oggi (sabato 6 maggio) penultima giornata di programmazione per Macerata Racconta, la festa del libro organizzata dall’associazione ConTesto in collaborazione con il Comune, l’Università di Macerata, la Regione Marche e la Camera di Commercio  che si concluderà domani, domenica 7 maggio. Tra gli incontri della giornata l’attenzione è su quello con Erri De Luca che sarà al Teatro Lauro Rossi alle ore 21,15.

Uno dei maggiori scrittori italiani contemporanei. Ha scritto testi di narrativa, teatro, traduzioni, poesia e si è anche cimentato con il cinema. Il suo primo romanzo Non ora, non qui, è stato pubblicato in Italia nel 1989, da allora ogni sua uscita è un successo letterario e i suoi libri sono tradotti in più di 30 lingue. Autodidatta in swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento reinterpretandone il significato. La sua vita testimonia il suo impegno civile: durante la guerra della ex Jugoslavia fece l’autista di convogli umanitari e ultimamente è stato protagonista di una vicenda giudiziaria a seguito di interviste rilasciate in sostegno alla lotta No TAV, dal quale è stato assolto “perché il fatto non sussiste”. Pratica l’alpinismo, altra sua grande passione, ha partecipato anche a una spedizione in Himalaya dalla quale è poi nato il romanzo “Sulla traccia di Nives”. I limiti come soglie calpestabili, partirà da qui la sua lectio  per Macerata Racconta.

Nella mattina alle 12, alla galleria degli Antichi forni, aperitivo letterario con Jean Talon, membro dell’OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale) autore, con Ermanno Cavazzoni, di Vite grame dei pittori del Po  andato in onda su Radio 3. Sempre con Cavazzoni dirige la collana di narrativa Compagnia Extra pubblicata da Quodlibet. È stato redattore della rivista «Il Semplice». Ha tradotto opere di Henri Michaux e Georges Perec.

Nel suo ultimo libro, Incontri coi selvaggi, che presenterà a Macerata con introduzione di Michele Serafini, tratteggia in senso comico e ironico il fantasma dell’uomo selvaggio escluso dal reale attingendo informazioni dalle relazioni di viaggi in paesi remoti, dai diari e dai libri di etnografi, esploratori e antropologi, ottenendo come risultato un’opera che, come scrive Emanuele Trevi, “è uno di quei rarissimi libri contemporanei che giunti all’ultima pagina si vorrebbero più lunghi.”

«Giunto a Bologna, diceva Diawné che per strada si vedono ogni tanto uomini o donne che vanno in giro legati a un cane, e questa per lui era una novità assoluta». – J. T.

Dopo la scoperta dell’America nasce la figura del «selvaggio», che ha nutrito per secoli le utopie, le immaginazioni e il pensiero dell’Occidente. Qui si raccontano gli incontri più sorprendenti e realmente accaduti tra viaggiatori, esploratori o etnografi, e le popolazioni ancora selvagge o così giudicate, incontri sempre pieni di buffi reciproci fraintendimenti. Si va dalla tragica epoca della Conquista spagnola, alle aspirazioni avventurose del turismo moderno, quando il selvaggio finisce per recitare la sua parte a pagamento.

Alle 18.30, ai magazzini Uto, sarà la volta di Romana Petri scrittrice, critica letteraria e traduttrice dal francese, dallo spagnolo, dal portoghese e dall’inglese. Autrice di radiodrammi per RadioRai 1 ha pubblicato diversi contributi per le testate Leggere, Nuovi Argomenti e l’Unità; collabora con Il Messaggero e La Stampa. I suoi libri sono tradotti e pubblicati in Germania, Stati Uniti, Paesi Bassi, Inghilterra, Francia Spagna, Serbia, Olanda e Portogallo. E’ stata finalista al premio Strega nel 1998 e nel 2013 ma con i suoi romanzi ha vinto numerosi premi come il Rapallo-Carige, il Grinzane Cavour e il premio Mondello, che ha vinto due volte di cui l’ultima nel 2016 con Le serenate del Ciclone che presenta a Macerata Racconta.  A introdurre l’incontro sarà Chiara Valerio. Per la scrittrice e curatrice responsabile del nuovo salone del libro di Milano “Tempo di libri”, si tratta di un ritorno alla kermesse letteraria maceratese. A lei il compito di introdurre anche gli incontri con Donatella di Pietrantonio e Silvia Ballestra in programma domenica 7 maggio.

I libri sui padri sono sempre una resa dei conti col morto che, in quanto tale, non parla. Non così questo libro insolito e straordinario, per metà puro romanzo e per l’altra metà memoir familiare, che parte invece dal giorno in cui il futuro padre nasce e ne reinventa la storia. Romana Petri racconta così i sessantatré anni di vita di un uomo, dal 1922 al 1985, ma anche quelli italiani, dal fascismo alla guerra alla ricostruzione al boom economico e oltre. C’è l’infanzia nell’Italia rurale nella campagna vicino a Perugia, e poi l’adolescenza condivisa con una banda di scavezzacollo in quella città allora poco più grande di un paese, tra serenate notturne al balcone della bella di turno ed esuberanti scazzottate coi soldati alleati giunti dopo la liberazione. E poi c’è una Roma carica di promesse, in anni in cui nessuna meta è preclusa: il benessere, le auto sportive, le villeggiature, le conquiste amorose, un successo che pare senza limiti. Infine, la realtà che cancella l’illusione di non poter mai più tornare indietro: la caduta, le crisi, le difficoltà da cui riemergere con la tenacia degli anni formativi.

A concludere la giornata, alla gqalleria degli Antichi forni, alle ore 22.30, sarà  lo studio scenico della Compagnia Calabresi Te.Ma. Riuniti L’incubo di Achab tratto da Moby Dick di Herman Melville, drammaturgia e regia di Paolo Nanni, con Fulvia Zampa, Liliana Ciccarelli e Antonella Gentili. Il Pequod è in mare da settimane, ma nessuno dell’equipaggio ha ancora visto Achab. Il giorno è chiuso nei suoi alloggi. La notte cammina sul ponte con addosso un’ossessione. Moby Dick, la balena bianca. La Compagnia Calabresi Te.Ma. Riuniti di Macerata allestisce in forma teatrale uno dei capolavori più celebri e oscuri della letteratura moderna. Lirico e al contempo scabroso. L’ossessione di Achab per la sua vendetta, la complicità ineluttabile dell’equipaggio del Pequod, evocano retaggi ancestrali e misteriosi, insiti nella violenza della natura umana, o nel profondo di una spiritualità che con ogni forza cerca Dio e lo distrugge.