La Guerra non è donna. Voci dalla Siria con Asmae Dachan

104

MONDOLFO – Nel Salone Aurora a Mondolfo, ieri sera, il sindaco Barbieri ha introdotto il terzo appuntamento dell’iter culturale dedicato alle “donne coraggio”, donne che per la loro forza e audacia hanno dato dimostrazione e si sono contraddistinte nei vari ambiti filosofici, artistici e intellettuali.

L’Amministrazione comunale di Mondolfo ha scelto di programmare al riguardo un percorso ad hoc con l’istituzione di un Premio Nazionale nominato “Il Coraggio delle donne” nato in occasione del Centenario delle “11 eroine di Marotta” che si avvale del patrocinio del Consiglio Regionale e della Commissione Pari Opportunità della Regione Marche.

Per il terzo evento, la cittadinanza e gli uditori interessati hanno incontrato la giornalista e scrittrice italo-siriana Asmae Dachan in un contest divulgativo intitolato “La Guerra non è donna. Voci dalla Siria”.

“Se vuoi conoscere la Guerra in Siria, vieni ad Homs”, dice la voce di sottofondo nel video che inaugura l’incontro. Una voce di uomo nitida su immagini strazianti di macerie, abitazioni crollate che ricoprono corpi, oggetti, peluches. “Se vuoi conoscere la Guerra in Siria, vieni ad Homs, vieni oggi perché domani questo potrebbe già non esserci più”, impreca.

Asmae Dachan è in piedi dietro la scrivania e con sguardo levigato non più commosso si rivolge alla platea numerosa e attenta. Riporta la sua esperienza e la tragedia di una guerra che dice, “dura da ormai sette anni e si combatte oggi tra cinque schieramenti: tra i lealisti, i ribelli, il califfato, i curdi e i ribelli sostenuti dai curdi. I dati sono raccapriccianti come mostra nelle slides che proietta e commenta: più di 500 mila morti, 10019 donne hanno subito arresti arbitrari o sono sparite nel nulla, oltre 6 milioni di sfollati interni e metà sono donne, più di 5 milioni di profughi e metà sono bambini e un quarto donne, 961 bambini soldati. Il tutto, sottolinea, considerando che la Siria vanta una popolazione di 22 milioni di abitanti.

In questo scenario infernale, le violenze non sono solo quelle delle bombe e degli attacchi dei soldati ma anche innumerevoli sono le violenze di genere e gli abusi di ogni tipo su donne e bambini, “la violenza di genere come arma di guerra”, dice.

Nonostante in risposta vittoriosa le donne si ergono come eroine tra l’odio e la vendetta ribellandosi e continuando a compiere opere di istruzione persino in bunker, a curare come medico, a prestare servizio nella protezione civile, a denunciare gli avvenimenti dai social come la piccola Bana Alabed e sua madre Fatemah ora fuggite in Turchia, come Yusra Mardini che partita clandestinamente è riuscita a salvare con la sorella tutte le vite umane del gommone su cui si trovava  spingendolo a nuoto. Nomi di madri che perdono ogni giorno figli tra i crolli improvvisi, donne madri coraggio sottolinea Dachan.

Di Razan Zaitouneh, giovane avvocatessa e attivista per i diritti umani in Siria che con il VDC -Centro per la documentazioni delle violazioni in Siria tenne il conto delle vittime del conflitto, di suo marito Wael Hammadeh e di suoi tre collaboratori non si hanno più notizie da quando nel dicembre 2013 furono sequestrati da gruppi estremisti jihadisti a Ghuta. Ebbene a loro come alle eroine di Marotta va il nostro pensiero, il nostro volerle ricordare e celebrare in un parallelismo di “donna coraggio” che va al di là di ogni latitudine.

“La Guerra non è donna. Il coraggio è donna”, riassume Asmae Dachan. La cosa importante è partecipare ad eventi di questo tipo, sapere, conoscere, dare il proprio contributo con sostegni ad Amnesty Internationl, Medici senza frontiere e ad ogni forma benefica di azione, informarsi e parlarne per non celare l’odore della morte e delle violenze, rammenta in conclusione la giornalista lanciando un appello di trasmissione e collegamento.

Monica Baldini