Uomo di grande cultura e apertura mentale, scrittore, teologo, psicologo, ricercatore, viaggiatore, documentarista, entrò in seminario a 12 anni per gli studi clericali.
Nel 1970 si laureò in Teologia e nel 1981 in Psicologia all’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi sperimentale sullo “Sviluppo del pensiero operatorio in una società tribale della Guajira”. L’interesse per la ricerca lo ha spinto in Colombia nel 1980 e successivamente in Wolaita (Etiopia 1982 – 1984) allo scopo d’indagare con metodologia piagetiana sullo sviluppo cognitivo di alcuni gruppi etnici. Nel 1985 sulla cordigliera delle Ande, in Bolivia, ha realizzato due documentari per il programma “Geo & Geo” di Rai 3.
Autore di moltissimi scritti, ha promosso interessanti iniziative culturali e creato, a Cingoli, il “Salotto d’Autore”. Ha anche partecipato come correlatore a molteplici congressi.
Chi lo ha conosciuto e frequentato oggi lo ricorda come “uno di quei Padri con un cuore grande che ha sempre fatto fatica a lasciarsi andare, anche nei momenti peggiori, perché sapeva che doveva essere sempre un punto di riferimento e doveva rassicurare anche in quest’ultimo periodo, quando è stato lui per primo ad avere paura. Non sappiamo niente della morte. Abbiamo dentro solo un senso di rivolta e di impotenza, sentiamo agitarsi dentro di noi quei semi di speranza, di altruismo, di coraggio, di gioia di vivere che lui ha seminato con le parole ma, soprattutto, con l’esempio. Molti di quei semi sono germogliati e maturati e ognuno di noi possiede il testamento che lui stesso ci hai lasciato nel cuore. Ci ha insegnato che nella vita bisogna essere ottimisti perché è la speranza che muove il coraggio di vivere e concede la forza necessaria per abbandonarsi all’ordine provvidenziale, affinché tutto quello che sembra essere un veicolo cieco si trasformi in canto di gloria. È questo quello che ha sempre cercato di trasmettere anche nel corso dei 20 anni di esperienza nel difficile mondo della lotta alla tossicodipendenza all’istituto croce Bianca di San Severino Marche. A ciascuno di noi ha lasciato qualcosa, un sorriso, una parola, un ricordo e questo ci dà più forza. Qualcosa di lui è già in noi”.
Nella sua ultima pubblicazione, “Multiculture”, padre Valenti ha ricordato le sue esperienze legate alla Francia, alla Croazia, all’Etiopia e alla Bolivia. E’ qui che la sua parola ha conosciuto gli ultimi. Quella stessa parola ha dato speranza, a San Severino Marche, a tanti giovani impegnati in un percorso per uscire da un tunnel che ha spezzato anime e mietuto vite umane.
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