Omicidio Mastropietro, il medico legale Regimenti su attendibilità teste

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MACERATA  – “Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Marino sono attendibili e confermano quanto emerso nella mia perizia tecnica e cioè che Pamela morì a causa di due fendenti inferti all’emitorace destro con un coltello”. E’ quanto dichiara Luisa Regimenti, docente di Medicina legale all’Università di Tor Vergata a Roma e consulente di parte civile al processo che si svolge presso la Corte di Assise di Macerata, dove il nigeriano Innocent Oseghale è imputato per l’omicidio e l’occultamento del cadavere della 18enne romana Pamela Mastropietro, avvenuto poco più di un anno fa.

La novità di questa seconda udienza è stata la deposizione di Vincenzo Marino, pentito di ‘ndrangheta, che ha riferito di aver raccolto alcune presunte confidenze che il nigeriano Oseghale gli aveva fatto nel carcere di Ascoli Piceno, dove i due si erano incontrati per un breve periodo di detenzione.

“Una testimonianza che chiarisce bene la vicenda – sottolinea Regimenti – e conferma che Pamela morì dopo essere stata accoltellata e lasciata agonizzante a terra, come dimostrano le prove ematiche condotte in laboratorio. La ricostruzione effettuata in Tribunale da Marino – il quale, tra l’altro, è stato oggetto di minacce per la sua scelta di deporre – è credibile, perché trova esatto riscontro nei reperti autoptici che sono stati poi illustrati nella perizia medico legale. E si tratta di reperti che il teste non poteva conoscere e che soltanto chi ha ucciso Pamela avrebbe potuto rivelargli. Come per esempio la contusione del capo, riscontrata nel corso dell’autopsia e che coincide con quanto detto da Marino, che ha raccontato che Pamela svenne dopo una colluttazione, cadendo infine a terra”.

Altro punto decisivo, rileva Regimenti, “riguarda le lesioni al fegato che abbiamo riscontrato e che lo stesso Marino evidenzia nella sua deposizione. Il decesso della ragazza, infatti, è avvenuto come diretta conseguenza di almeno due lesioni penetranti a livello dell’emitorace destro, in corrispondenza del nono e decimo spazio intercostale, inferte a cuore battente mediante strumento da punta e taglio di lunghezza da 10-15 centimetri”.

“Gli esami tossicologici effettuati – aggiunge – permettono poi di escludere che a causarne la morte sia stata una overdose di eroina per via venosa, alla luce della concentrazione evidenziata nel sangue, nell’umor vitreo e nel parenchima epatico, risultata ampiamente al di sotto dei valori medi indicati come correlabili a morte per intossicazione acuta”.

La posizione della Regimenti coincide con quelle del medico legale Mariano Cingolani, che ha effettuato l’esame autoptico sul corpo di Pamela e del tossicologo Rino Froldi, consulenti del pubblico ministero. A occuparsi del caso è un pool di esperti, nominati dall’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela: il tossicologo Carmelo Furnari, la criminologa Roberta Bruzzone, la genetista Marina Baldi e la laureanda in Scienze delle investigazioni, Linda Corsaletti.

“Il prossimo 20 marzo sarò ascoltata in aula – conclude – e sono convinta che il processo permetterà di stabilire la verità dei fatti e di condannare Oseghale, il quale, stando alle rivelazioni del pentito Marino, avrebbe agito da solo e sarebbe uno dei referenti della mafia nigeriana a Macerata, nella gestione della prostituzione e del traffico di stupefacenti”.