Gradara, assalto al bancomat: arrestato il terzo complice

89

pattuglia carabinieri

I fatti risalgono a settembre 2019; le indagini dei Carabinieri hanno fatto luce sull’episodio delittuoso consentendo di ricostruire la dinamica dei fatti

PESARO – L’attività di indagine del Nucleo Investigativo Carabinieri di Pesaro, diretta dalla Procura della Repubblica di Pesaro si ritiene abbia permesso di identificare il terzo componente del gruppo criminale che la notte del 19 settembre 2019, a Gradara, si rendeva responsabile del furto in danno sportello Atm dell’Istituto di credito “Riviera Banca”. Il pregiudicato L.A. 34 enne di Orta Nova (FG), è stato colpito da misura cautelare in carcere emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Pesaro.

Già nel mese di luglio u.s., per lo stesso fatto delittuoso, era stata eseguita analoga misura detentiva nei confronti dei due ritenuti complici, P.A. di anni 35 e C.P. di anni 32, anche loro di Orta Nova.
A distanza di un anno le indagini hanno permesso di fare luce sul grave episodio delittuoso e ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. In particolare, i tre malviventi erano giunti la sera precedente da Foggia a bordo di un’autovettura Fiat Punto e, dopo aver individuato un luogo isolato nelle campagne di Gradara, provvedevano a confezionare l’ordigno esplosivo, c.d. “marmotta”, utilizzando della polvere pirica prelevata da grossi petardi che avevano portato al seguito alcuni dei quali rinvenuti sul luogo dell’evento.
I tre individui, attesa l’ora favorevole, si avvicinavano all’obiettivo completamente travisati e, brandendo arnesi da scasso, forzavano l’erogatore delle banconote per inserirvi la “marmotta”. Dopo l’esplosione, che causava ingenti danni alla struttura, riuscivano a prelevare la somma contante di € 35,000 circa per poi darsi alla fuga, anche in ragione dell’immediata cinturazione attuata dalle pattuglie dei carabinieri presenti sulle principali arterie stradali. Alle prime luci dell’alba i tre malfattori rimanevano appiedati a causa di un guasto patito dal loro veicolo che davano alle fiamme.
Da quel momento l’esigenza di allontanarsi il più velocemente possibile dal luogo del delitto per ritornare nel foggiano portava gli odierni indagati a produrre contatti e spostamenti sul territorio, individuati dagli inquirenti, che addivenivano così alla loro identificazione e collocazione spazio temporale compatibile con il delitto contestato.
Le successive indagini dei Carabinieri, diretti dalla locale Procura della Repubblica, permettevano di censurare precise responsabilità a carico di ciascuno dei componenti del terzetto, di cui nel frattempo si documentava la progettualità volta ad organizzare analoghi colpi anche durante il periodo del “lockdown” nazionale.