“Silenzi e voci”, a Fano un nuovo appuntamento di Impronte Femminili

268

FANO – Prosegue la rassegna di arte, cultura e narrativa per le pari opportunità intitolata “Impronte Femminili” curata da Sara Cucchiarini, componente della CPO della Regione Marche, a cui hanno preso parte in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità della Regione Marche che ha prodotto il progetto, ben otto comuni della Provincia di Pesaro Urbino dislocati sulla costa come sull’entroterra: il Comune di Fano che ne è l’Ente capofila, il comune di San Costanzo, di Mondavio, di Fossombrone, di Fermignano, di Urbania, di Urbino e il comune di Borgo Pace.

“Silenzi e voci. Le illustre assenti nella letteratura, le donne” è stato l’undicesimo appuntamento in programma che si è svolto ieri pomeriggio presso la Sala Ipogea della Mediateca Montanari in un percorso iniziato l’8 marzo e che giungerà alla sua prima e sperimentale edizione il 26 maggio.

Ad aprire l’incontro, in un sala con platea quasi al femminile, è stata la curatrice Sara Cucchiarini ha ringraziato quanti hanno creduto nell’avvio del progetto alla sua prima prova e ad essa sono seguiti i saluti istituzionali dell’Assessora Pari Opportunità del Comune di Fano Marina Bargnesi che ha sottolineato come tutti i comuni partecipanti abbiamo avuto medesimo merito in relazione ai vari incontri senza alcuna divergenza tra i centri più internati e gli altri affacciati sul mare o più popolosi.

Protagoniste dei dialoghi letterari sono state la scrittrice e insegnante Maura Maioli, nota anche per la sua attività organizzativa di Premio e Giornate Di Letteraria a Fano e la giovanissima Anya Pellegrin, Vincitrice del Premio Valeria Solesin 2017 (CPO Regione Marche) con la tesi “Stamping a Tiny Foot Against God”. La tematica su cui le due letterate si sono confrontate in una riflessione ricca di stimoli e citazioni tratte da Woolf, Nafisi, Austen e tante altre scrittrici ha vertito su tre domande.

Emancipazione e scrittura femminile su cui Maura Maioli ha citato Virginia Woolf quando nel suo celebre saggio del 1929, “Una stanza tutta per sé” sottolineava l’importanza per una donna di possedere una rendita di 500 sterline e uno spazio in cui poter dedicarsi a tale aulica attività, ha poi menzionato Rosetta Loy e il suo percorso di scrittura “a zig zag” per le incombenze familiari e casalinghe che in quanto donna limitavano la sua volontà di donarsi alla scrittura, Donatella Di Pietrantonio che dentista in una vita mostrava ancora pudore nonostante la sua eccelsa produzione di  tre bellissimi romanzi a definirsi scrittrice perché appellativo non attribuibile a una reale professione e Azar Nafisi con la sua super opera “Leggere Lolita a Teheran”.

Anya Pellegrin ha proposto di risposta la scrittrice afroamericana Toni Morrison, Nobel per la letteratura nel 1993 introducendo il concetto di emancipazione legato alla rivendicazione del possesso del corpo come proprio, “una emancipazione che quindi riscatta in una rivalsa al femminile anche in empatia il lettore dice la Pellegrin”.

Al secondo quesito di discussione sull’assenza delle donne dalla letteratura, Maioli sostiene che sia più corretto sostenere quanto della letteratura femminile sia stata tramandata poiché le donne non sono state realmente assenti storicamente basti pensare a Christine de Pizan, a Mary Wollstonecraft o a Mar Shelley ma il problema riguarda piuttosto la canonizzazione della produzione letteraria di queste. Se solo ciò che risulta essere stato canonizzato è stato realmente in grado di sopravvivere alla storia e se il processo di canonizzazione è derivato da uomini e pur bianchi va da sé che per le donne si sia sortito un effetto negativo che sta ad oggi deviando “grazie all’effetto del potere del tempo”, sostiene Maioli con forza e speranza, per il recupero da parte di Adelphi ed altre case editrici di testi di autrici donne cadute nel dimenticatoio come ad esempio la scrittrice di origine ebraica Irène Némirovsky.

Pellegrin di controbattuta, riallacciandosi al canone, afferma che “per secoli la critica letteraria sia stata appannaggio di uomini che tra l’altro hanno scoraggiato le donne a scrivere” e rifacendosi al titolo commenta che “avrebbe più senso parlare di scrittrici silenziate e non di assenti né di silenziose porgendo come testimonianza la vicenda di Virginia Woolf che dopo la sua morte è stata considerata oscena nella sua opera e solo dopo molto tempo riconosciuta o analogamente Mary Shelley che è stata brutalmente deturpata della sua produzione e considerata solo nel 19° secolo come l’autrice di Frankenstein e non come vera scrittrice provocando che persino tuttora le sue altre opere non risultino tradotte in Italia e impedendo che sia possibile farsi una idea sulla sua penna.

Come ultimo punto, Maioli e Pellegrin hanno argomentato sull’interrogativo di poter definire la letteratura necessariamente come androgina o di poter riconoscere l’esistenza di una letteratura con caratteristiche tipicamente femminili?

Maura Maioli risponde citando Toni Morrison e sostenendo che le donne sono già una diversità nella scrittura con le loro espressioni di benevole riflessioni e concezioni nell’epoca del male pienamente odierna. Anya Pellegrin conclude leggendo un estratto selezionato: ”Le donne solo possono parlare d’amore in questa epoca”.

Monica Baldini