“Patata bollente”, le consigliere comunali di Fano intervengono in difesa di Virginia Raggi

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di Mauro Rutolo

Virginia Raggi
Virginia Raggi

FANO – È un comunicato secco e deciso, senza giri di parole, quello delle donne facenti parte della giunta comunale di Fano; fortemente critico verso “la costante e sgradevole modalità maschilista di svalutare e ridicolizzare l’operato delle donne”, dal testo è facile immaginare il riferimento alla recente querelle nata dal titolo in prima pagina di un noto quotidiano nazionale sulla sindaca di Roma Virginia Raggi (“Patata bollente”).

Le donne del Comune di Fano rincarano ancora la dose esprimendo la loro solidarietà e comunione d’intenti oltre le rispettive appartenenze politiche quando a essere colpite non sono le loro idee ma bensì il loro essere donne, giocando, si legge ancora nel comunicato “biecamente sulla nostra identità biologica e genetica e non politica”.

La condanna è verso chiunque, giornalista, leader politico o chicchessia, non abbia il coraggio di accettare una nuova politica definita senza gerarchie, dominazioni e offese, in cui non sia più immaginabile giudicare una persona in base al sesso, l’etnia, il credo di appartenenza o i gusti sessuali.

Nella parte conclusiva del comunicato le rappresentanti della giunta adriatica si dicono certe di poter contare su radici forti da cui trarre nuova linfa per combattere le sfide poste dai tempi bui e, strette insieme, “tutelare le nostre libertà e le nostre scelte di vita”, in chiusura un’ultima stoccata ancora al titolo su Virginia Raggi, in cui ci si augura l’arrivo di un giorno in cui non verrà lasciato spazio a chi “si permette di scrivere patata bollente di una donna per affossarci nelle sue depravazioni”.

La nota è firmata dall’intera componente femminile eletta nella giunta di Fano, rafforzando ancora il concetto di un’unità d’intenti sull’argomento in questione più forte del diverso colore politico, nonché la volontà di cancellare per sempre il vizio di colpire l’intimità della donna, utilizzando espressioni di dubbio gusto, anziché metterne in discussione le idee e le decisioni politiche.